20 dicembre 2010

Upside-down

Noam Chomsky ha di recente concesso una lunga intervista alla Rete 2 della Radio della Svizzera Italiana: su temi politici. Perché anche questa modesta tribuna? Perché "il metodo nell’analisi linguistica e nel decriptaggio della politica e della propaganda è in sostanza lo stesso".
Ilare e al tempo stesso sconsolato, Apollonio non sa dire se, più che adontarsene, dovrebbe preoccuparsene chiunque abbia un po' di sale in zucca: come incessantemente si ripete, si tratta infatti, oggi, del "più celebre degli intellettuali a livello mondiale".
Sarebbe ad ogni modo il caso che se ne preoccupasse chi fa il linguista: ammesso e non concesso che tale professione sia compatibile col sale in zucca (come si è ricordato in un post di qualche mese fa, Antoine Meillet, per es., si pronunciò per l'incompatibilità).
All'andazzo della disciplina (e del mondo accademico in cui la disciplina vivacchia), Chomsky si è rivelato ben adeguato: lo si sa bene ormai da un cinquantennio. Non sarà però perché, come ogni altro essere umano ma attingendo personalmente il sublime, per dote innata egli è ricorsivamente ed infinitamente scemo?

L'intervista (e l'immagine).

4 commenti:

  1. Anche al più celebre degli intelletuali, oh Apollonio, è permesso di avere un modo di vedere le cose. Suppongo che la celebrità è stata imposta al Chomsky dall'alto. In periodo di modializzazione toccava al paese guida avere l'intellettuale guida e si sarà deciso di coronare lui, un accademico scomodo e loquace; i media,poi,fedelmente, non hanno avuto difficoltà a beatificarlo.

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  2. E anche a chi intellettuale non è, tanto meno è celebre, gentile sodale, sarà permesso considerare inconsapevoli scemenze o, peggio, furberie da propinare con consapevole malafede a scemi globali quelle di chi non capisce (o finge di non capire) che la fortuna che gli ha arriso come celebre intellettuale (oltre che come presunto uomo di scienza) e la loquacità che ha potuto sostenere tale fortuna trovano fondamento proprio sull'impero al mantenimento del quale sono state sempre indispensabili le smisurate spese militari e non solo militari che graziosamente egli dichiara inutili.

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  3. certo. E' praticamente sicuro che tra molti anni tutti avranno dimenticato Noam Chomsky e ricorderanno invece Nunzio. Anzi, il nunzio.

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  4. Grazie, gentile Anonimo, del commento. Naturalmente, non andrà come Lei dice, con fine ironia. Giudicare l'oggi sulla base del passato è del resto criterio discutibile. Vedo che Lei lo fa, opportunamente, sulla base del futuro: fondamento certo più solido.
    Il nunzio, che si fa domande e non ha fedi, sparirà nel nulla come dal nulla è apparso. Gli toccherà al massimo per pochi anni la memoria di chi l'avrà amato, poi più nulla. Come a tutti. Tranne che a Noam Chomsky, mi pare di capire Lei creda: come dubitarne?

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