19 dicembre 2011

Glossa

"Ma il fine inganno pone fine all’inganno?”. Così un giocoso lettore ha commentato il frustolo che precede. Il commento invita Apollonio a una glossa che spazia, in realtà, sui tre precedenti e torna, forse, anche un po' più indietro. 
C'è chi pensa, dell'inganno, che sia fine, che sia divino e che il suo fine sia di non avere fine. La sua fine cozzerebbe infatti col suo fine che per definizione, non avrebbe fine. D'altra parte c'è perfino chi ipotizza che, dell'inganno fine, importi non il primo ma un celato, diabolico, secondo fine: una fine senza fine. 
Così, l'inganno sarebbe forse più fine ma, infine, veramente fine? 
Primo o secondo che s'immagini il fine dell'inganno, specula talvolta Apollonio, sono fantasie finite di chi ha fine. Avere un fine? “Umano, troppo umano”: almeno quanto avere fine. Essere umano: chi, fine o non fine, ha sempre un fine e ha sempre fine.
Ne segue che, se ha un fine chi ha fine, l'inganno fine e senza fine si può pensarlo fuori della definizione di un fine. Così l'eros. Così la lingua. Fine. Senza un fine. Senza fine.
Sfiniti? Prima che altri lo faccia, Apollonio commenta se stesso con un "Finiscila!". Ma, appena lo ha fatto, torna, ancora più stupido, a chiedersi: "La? Cos'è mai quel la?".

3 commenti:

  1. indefinibile finitezza della finzione -- o sostituzione: ecco là l'eco non tanto insensato quanto a doppio senso e quindi inafferrabilmente tautologico.

    Buon natale e buon anno (non necessariamente nuovo) dalla Sua affezionata lettrice
    Licia.

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  2. Odorosa fioritura della componente discola della personalità apollonica e piena per la prima volta in questo frustolo, mi sembra. Permettendomi un inquadramento demonologico, direi un vivace sodale del Woland di Bulgakov: soi disant diretto al male (quale altra strada per un demone troppo umano?) ma consapevole che si ritroverà infine sul versante del bene, a causa dell'incoercibile suo commercio con la verità.

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  3. Errata corrige:"ecco là l'eco non tanto insensata quanto a doppio senso e quindi inafferrabilmente tautologica".
    Evidentemente l'esigenza del raddoppio era intrinseca alla natura stessa del contenuto del commento. E forse un poco anche alla natura femminile in genere, e non solo per scomode affinità elettive col Serpente Antico dalla nota lingua biforcuta (e di genere maschile, almeno dal punto di vista grammaticale).

    Col rinnovato augurio di buone feste,
    Sua Licia.

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