6 luglio 2013

Come cambiano le lingue (4)

"Ieri bella serata al Premio Strega a festeggiare Walter Siti meritatissimo vincitore col suo "Resistere non serve a niente" (Rizzoli), che consiglio a tutti di leggere": così su Facebook, nel post di un fan, che il tema denuncia recentissimo. 
Fattosi accorto e prima di dichiarare la novità, Apollonio ha stavolta riscontrato quel "meritatissimo vincitore" con gli esiti di un'opportuna e rapida ricerca: l'innovazione, ancora una volta, è già un andazzo. I vincitori del "Grande Fratello" già da gran tempo pare siano "meritati". Insomma, i fans dei libri dello Strega stanno solo sulla scia del nuovo che avanza (il confronto resta ovviamente limitato all'esteriore circostanza linguistica: si rassicurino i partecipanti all'autorevole premio letterario).
"Meritatissimo da chi, il vincitore?", s'era chiesto sulle prime lo sciocco Apollonio, realizzando solo dopo un po' che, per la frantumazione di valori morfologici dalla regolarità in apparenza infrangibile, meritato sta coprendo gli spazi di meritevole, come un dì si sarebbe qualificato un vincitore, lasciando che meritato fosse il premio. 
A margine, va certo notato che meritato per 'ricompensato' (valore qui non pertinente) e anche per 'meritevole' ha ricorrenze in italiano antico. La polla da cui oggi sgorga quel "meritatissimo" difficilmente si penserà storicamente collegata per via sotterranea a quelle rare e antiche evenienze. Sette secoli non sono balzo da poco per chi volesse credere a una continuità e l'entusiasta ammiratore di Siti difficilmente si immaginerà lettore delle appassionanti prediche di Fra Giordano da Pisa. Il legame sarà dunque metastorico e le ragioni dei due affioramenti sistematiche: deliziosissime, peraltro, per il sottile collegamento di due forme di un apparente passivo, nella morfologia.
Apollonio lascia tuttavia al suo noioso alter ego d'angustiare i suoi studenti con temi siffatti, coi loro mille rivoli eruditi e le innumerevoli cautele filologiche. 
Ai suoi cinque lettori, che non mancano mai di fare amorevolmente capolino, riserva solo un'espressione di letizia. Chi ama la lingua è fortunato a trovarsi in questo momento ad attraversare il mondo: ha spassose osservazioni da fare quasi a ogni passo. Perché la lingua cambia e, che Siti sia meritevole del premio o no, che il suo Strega sia meritato o no,  resistere non serve a niente.

3 commenti:

  1. Sentita ieri l'altro in autobus. GIovanotto mondano meccanico con completo scuro da finanziariere, scarpe inglesi da 300 euro e pochette bianca nel taschino d'odinananza. Egli parla al tilefono ma non con Catarella.
    "Cos'è, Lesmo? Ah un'isola ma è mica l'isola metà greca, metà turca? Non lo sai, no perchè per quello che ne so c'è un'isola metà greca metà turca. Ah, belle spiagge comunque"
    Cioè, comunque greche o turche, belle spiagge.
    Ora, illustre Apollonio, a me pare che il pobblema sia l'ignoranza che mi pare colpa e violenza. Che la Rebubblica stimola fino a meritarne i cultori. Non trova?

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  2. Apollonio Discolo7/7/13 10:37

    Apollonio trova, impegnato Lettore e incisivo collega blogger, che c'è molto da sorridere e tantissimo da imparare. Quando la lingua si muove (come quando si muovono la storia e il mondo), certi suoi meccanismi diventano meglio percepibili e chi ha curiosità e voglia di capire non può che esserne affascinato. I portatori del mutamento, peraltro, son solo molto modicamente consapevoli: la loro naturalezza di comportamento li rende perciò testimoni impagabili. Non si può volergliene. All'osservatore partecipe può anche capitare di finire stritolato nell'ingranaggio: con la lingua poco probabile; probabile invece con la storia e col mondo. Ma anche lì, cosa ci si vuol fare...

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  3. Ma che curiosa concomisticanza (per non abbandonare il clima col viale)! Ho appena ricevuto in dono il libro di Stefano Bartezzaghi "Non ne ho la più squallida idea", e non ne posso già più di aver le lacrime ai ginocchi.

    Devo dire che mi piace molto l'ispirazione che l'autore trae da uno svarione letto su un forum internettiano, in cui si incitava con calore: "Svegliamo l'arcano", tanto da indurlo a definire "frecce puntate nei cieli dell'arcano" i gustosissimi titoli coi quali introduce le "frasi matte" che ha raccolto e catalogato nel suo volume con cura da vero collezionista.

    Mi spiace per il meritevole romanziere e per il suo meritato premio, ma temo che anche lui dovrà presto o tardi capacitarsi del fatto che di irresistibili è pieno il mondo.

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