4 ottobre 2013

A frusto a frusto (74)



Il nuovo avanza, sempre. Mai una volta che esso sia nella giusta e misurata quantità.

4 commenti:

  1. "Gran cosaccia è l'uomo, quando ci si pensa", scriveva l'abate Antonio Genovesi oltre duecentocinquant'anni addietro.

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  2. Apollonio Discolo6/10/13 00:32

    ...che, del resto, era egli medesimo un essere umano. Ed è ciò che diverte, sempre dotto Lettore: l'umanità la si può spregiare solo con la simpatia di chi non se ne sente estraneo e mette di conseguenza se medesimo tra i solidali oggetti dello sprezzo.

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  3. Riconsideri da qui Apollonio, mi permetto di chiedergli, la sua posizione riguardo all'insegnare sul rilievo che quanto val la pena uno sappia sarebbe ininsegnabile da chiunque: la guida alpina, che evita il baratro al tizio mediterraneo a cui sia saltato in testa di cimentarsi su ferrate dolomitiche. Che dissipazione di sé, non meno catastrofoca del precipitare dall'Alpe, provocherebbe chi non sia avvisato dal Genovesi, da altri e con massima efficacia da Apollonio, ch'ogni sprezzo per vizi umani va diretto prima di tutto a sé stesso?

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  4. Apollonio Discolo6/10/13 13:51

    Non ci sarebbe un essere umano in vita, se spregiare gli altri, pretendendosi estranei al peccato che si sancisce, equivalesse a gettarsi nei baratri alpini. Magari sarebbe meglio, ma chi ne avrebbe esperienza?
    Apollonio è pronto peraltro a a riconsiderare la sua posizione sulla didattica (anche per sopire le ire del suo alter ego, che la professione mette costantemente a rischio di volgarità). Ma, generoso Lettore, Apollonio Le chiede: è proprio sicuro che una cosa del genere sia insegnabile? O non si tratta di segnali che chi già sa trasmette a chi immagina già sappia, in una variante allusiva e complice del "mutu cu sapi u iocu"?

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