27 novembre 2013

Linguistica candida (8): Saussure e Ferdinand


Intorno a Saussure e alla linguistica eretta in sua memoria, ma come cenotafio, la folla si è finalmente diradata. Diventa possibile solo adesso parlare a bassa voce, come si conviene, con Ferdinand. 

24 novembre 2013

Tra fuffa e nulla

Il problema posto dalla realtà è lungi dall'essere quello, salottiero, della sua esistenza: un'esistenza rivendicata, come oggi accade con clamore che sia, in apparenza contro chi l'ha o l'avrebbe negata, in un passato non troppo lontano.
Nella prospettiva di chi vive e conosce, nella prospettiva delle sue modeste risorse etiche e teoretiche, in realtà, di realtà o ce n'è troppa o non ce n'è per nulla. L'asfissia del pensiero è in ambedue i casi assicurata. 
Sempre, la realtà è in eccesso o in crudissimo difetto. E lì sta il suo problema autentico, per la morale e per la conoscenza: in questa alternativa, sciocca e perenne, tra fuffa e nulla. 
Ne discende l'incessante esigenza d'una critica, di un discernimento che, dalla realtà o, in modo esattamente complementare, dalla sua assenza, insomma da fuffa e nulla, provi a cogliere, per ipotesi di pertinenza, una relazione, all'intersezione sistematica tra l'oggettività di un punto di vista e la soggettività di un dato. 
È quanto fa con naturalezza l'espressione umana, del resto, ivi compresa ovviamente quella (a quanto pare, inconsapevole) di chi stipa con la sua fuffa l'opportuno nulla provvedutogli, per la bisogna, da qualche compare.

21 novembre 2013

Indirizzi di metodo, per giovani che non ne necessitano (9)

Il passato è un punto di vista sul presente. Non va vituperato né, il Cielo ne guardi, celebrato. Va capito. E il pettegolezzo erudito, in proposito, non basta, nemmeno quando esso si fa filologia. Vige nel passato la pertinenza, infatti, come nell'oggi e come sempre (il sempre sempre un po' ridicolo del contingentemente umano), e la massima parte di ciò che accade cade naturalmente nella non-marcatezza dell'irrilevanza.

19 novembre 2013

Dall'ultimo banco, il buon Nando (4)

Il buon Nando, con la scusa dei suoi studi di linguistica, eterni e sfortunati (necessariamente sfortunati, per chi lo conosce), chiama ancora una volta Apollonio.
In un'enciclopedia di recente sortita e consigliata in classe dal docente, gli è capitato di leggere che "solo alcuni verbi italiani hanno tutti e tre i valori della diatesi [...] attivo: l'atleta in terza corsia ha abbattuto il record olimpico [...] passivo: l'edificio pericolante verrà abbattuto [...] medio: sulla zona si è abbattuto un temporale".
Diatesi, dice, lui non pretende di sapere cosa sia. Quella è roba da primi della classe. Medio, poi, sarà certo una delle sofisticherie di cui i grammatici riempiono le loro chiacchiere. Ma verbo, vivaddio, verbo... Se l'atleta in terza corsia ha abbattuto il record olimpicol'edificio pericolante verrà abbattuto e sulla zona si è abbattuto un temporale sono tre esempi dello stesso verbo, lui, cosa un verbo sia, evidentemente non l'ha mai capito.
I record olimpici e gli edifici pericolanti si abbattono come si abbattono i temporali? Gli uni, gli altri e i temporali, poi, si abbattono come si è abbattuto lui medesimo con quella lettura? Essa l'abbatte, continua balbettando, e lui ne viene abbattuto. Ma se si è abbattuta, come un malanno, sulla sua già misera autostima, chi l'ha abbattuta? Perché, del resto, non c'è nessuno che abbatta temporali, tempeste, uragani in modo tale che temporali, tempeste e uragani, come è loro uso malandrino, poi si abbattano. O no? E quando si abbattono, quelli, poi, non si abbattono per nulla. O perlomeno non si abbattono come si sta abbattendo lui. No, anzi (si corregge, dietro le proteste del suo frastornato interlocutore), si abbattono proprio come si sta abbattendo lui, con la sua telefonata, sulla fin lì tranquilla serata di Apollonio.
Insomma, che diamine sia la diatesi non lo sa e non vuole saperlo: c'è gente che gonfia i suoi libri con paroloni del genere, libri che, dopo essere stati gonfiati dai paroloni, si gonfiano anche dei sospiri sconsolati degli asini come lui che devono studiarli. Che adesso qualcuno gli spieghi però, conclude perentorio, cosa è un verbo. 
Apollonio è un linguista da strapazzo: cosa può dire a Nando? Mal disposto e stordito dai suoi sciocchi arzigogoli, per liberarsene, riesce così solo a rivolgergli qualche accento consolatorio: "Dai, Nando, non far così. Chi vuoi ti spieghi cosa sia un verbo. Sai come sono i libri di grammatica. Questo, poi, ha una bella copertina cartonata e l'editore non potrebbe essere più autorevole. Se ci sta scritto così, sarà così. Abbattereun verbo, sì, certo: il medesimo verbo, con tre diatesi (che il diavolo se le porti, le diatesi!). Cosa vuoi provare a capire: è la lingua dei linguisti. Puoi solo fartene una ragione".

18 novembre 2013

Lingua loro (30): Masterpiece

Giunge a Citera notizia di un talent show letterario di una rete televisiva pubblica nazionale: il primo al mondo, pare. Né c'è da stupirsi: solo ai male informati (Apollonio ne è un esempio), l'Italia può dare talvolta l'impressione di non essere un paese al passo coi tempi. Li anticipa, al contrario, e non da oggi.
Comunque sia, il talent show letterario c'è ed è vanto tutto italiano: Masterpiece è il suo nome proprio.
Non si accusino i coniatori d'anglofilia. Come si sa, i nomi propri (quelli con cui ciascuno sarà chiamato nel Giudizio finale) sono faccenda di necessità e non di libera scelta, come s'illudono invece i genitori che, a ondate, furoreggiano con inventive pedisseque di ogni andazzo: "Thomas, Nicholas e Giuseppe-s, per coerenza" elencava tempo fa Alex Drastico.
Orbene, si fosse battezzato Capolavoro il talent show, in effetti, chi l'avrebbe mai preso sul serio? Per esso, ci sarebbe stata, appunto di necessità, una sorte non dissimile da quella del menzionato povero "Giuseppe-s". Altri, al contrario, saranno i suoi destini: quelli di un "Thomas", perlomeno, o di un "Nicholas".
A ciò si aggiunga che un nome parlante paga il prezzo della trasparenza: per fare un paio di esempi, visto che di masterpieces si tratta, I Malavoglia o Rosso Malpelo. E la trasparenza impone la verità o chiama l'ironia, senza ovviamente che le circostanze siano disgiunte: infatti, niente è più prossimo alla verità dell'ironia. Capolavoro? "Ma mi faccia il piacere...", per citare, opportunamente, un maestro.
Come molte altre designazioni correnti tratte da lingue straniere, invece, Masterpiece sterilizza tanto la verità quanto l'ironia. Rivestito di eteroglossia, il suo riferimento è infatti solo allusivo: "a trasi-e-nesci" ('a entra-ed-esci'), per dirla con il geniale aggettivo composto della varietà italoromanza illustrata da Drastico. E l'"americanata", con la sua sbardellata iperbole, diventa deglutibile o (se si preferisce una diversa procedura di assunzione) prende la forma opportuna di cui è qui bello tacere.
Quanto a nome proprio, per una prospezione dell'antropologia italiana del tempo presente e della sua espressione, non c'è insomma troppa distanza tra Masterpiece e (il solo da poco abortito ma pronto a risorgere) Service Tax: "a trasi-e-nesci", appunto, e tale che si possa sempre dire che, in fondo, si è solo scherzato. 

4 novembre 2013

Cronache dal demo di Colono (19): Breve?





Dire breve una scrittura la cui iterazione è ossessiva è ancora un segno del prevalere del Newspeak. Come malanno (e qui lo si dimostra), poco troppe volte non è da meno di troppo poche volte.