tag:blogger.com,1999:blog-19483767.post7774443381750594113..comments2024-02-27T15:21:41.215+01:00Comments on Apollonio Discolo: Lingua loro (24): "i mercati"Unknownnoreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-19483767.post-67000032095653557812011-11-11T23:52:36.681+01:002011-11-11T23:52:36.681+01:00Tutt’altro che riscattati e riconducibili all’inan...Tutt’altro che riscattati e riconducibili all’inanimato. Il pensarlo mi apparrebbe un’insidiosa ipostasi, peraltro molti e quanto mai pregevoli argomenti di conforto si ricavano dal Suo post odierno. Ipostasi nel senso dell’illusione accecante di poter individuare a buon prezzo “dietro” ai comportamenti umani un nocciolo “naturale e materiale” matematizzabile e fermo nel flusso processuale, come nel correlato senso di traslazione di una parola da un “ente grammaticale” ad un altro (in realtà, come s’è compreso in specie grazie al Suo alter ego, normale processualità di fenomeni puramente relazionali). Mi sembra che la odierna personificazione dei mercati possa comprendersi meglio rammentando le teorie monetariste dominanti nell’ultimo ventennio del secolo scorso. Promettevano strumenti di controllo della massa monetaria tramite artifizi bancari che inducevano percezioni manipolate da parte dei consumatori di tornaconto e convenienze. L’effetto che si perseguiva era appunto la costruzione di un volere, credere e giudicare unidirezionali e governabili in una massa indistinta di uomini. Sub-prime e carte di credito a cascata ne sono i prodotti “storici”, con i noti esiti. Da un triennio nessuno osa contestare che il monetarismo è un cadavere putrefatto. Perfino l’ineffabile ministro dell’economia italiano se ne allontana, tentando di nascondere i decorsi entusiasmi. Orbene, l’odierno attribuire ai mercati il credere, giudicare e volere, appare come l’evocazione demenziale e risentita di quella promessa monetarista di governance delle scelte della massa dei consumatori-investitori, con la speranza forse che venga tardivamente mantenuta. Una sorta di seduta spiritica, la quale è appunto la pretesa di far parlare (e di parlare a) ciò che ora è inanimato. Se non mi sbaglio, prosopopea in senso proprio.Vito Lucio Mariahttps://www.blogger.com/profile/03558336919032455091noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-19483767.post-574688613290853562011-11-11T21:16:31.873+01:002011-11-11T21:16:31.873+01:00Il suggerimento, attento Lettore, apre altre inter...Il suggerimento, attento Lettore, apre altre interessanti prospettive alla riflessione. Grazie. Ma, nel caso specifico, "i mercati", per principio animatissimi, Le paiono classificabili tra le "cose inanimate" riscattate da una personificazione?Nunzio La Faucihttps://www.blogger.com/profile/15039792592295971253noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-19483767.post-79222965858161220772011-11-11T20:57:00.986+01:002011-11-11T20:57:00.986+01:00Mi permetto di ipotizzare che ancor più calzante d...Mi permetto di ipotizzare che ancor più calzante della metonimia prescelta da Apollonio, potrebbe risultare la prosopopea (nell’agile bellezza della definizione di Dante: "è una figura questa, quando a le cose inanimate si parla, che si chiama da li rettorici prosopopeia", Convivio, III, IX, 2). Vero è che "la realtà non ha senso - meno che mai quella cui ci si riferisce qui - tranne che per via di coloro che glie lo attribuiscono". Ma richiamare la prosopopea offre forse un vantaggio, consente di identificare chi sono in effetti i defunti chiamati a credere, giudicare, volere e finanche a preoccuparsi. <br />Coloro che, paludati economisti, meno d'un ventennio addietro si illudevano ed illudevano con boria mai vista di poter rendere prevedibili e controllabili i comportamenti della massa di umani, piccoli e miserabili, attenti al loro supposto tornaconto.Vito Lucio Mariahttps://www.blogger.com/profile/03558336919032455091noreply@blogger.com