Meravigliose forme dell'espressione umana oggi condannate (loro malgrado) a venir lodate, in un'epoca d'utilitarismo dalla vista cortissima, per essere state, nel contempo, lingue di feroci schiavisti, di famelici eversori di antiche civiltà, di equipaggi di implacabili cannoniere, diventando così lingue parlate (e sarebbe un merito?) in tutti i continenti.
Globale? Dovrebbe suonare insulto, se detto di una lingua e se la vita umana singolare e quella collettiva, che prende il nome di storia, non fossero l'ammasso di violenze inespiate e di deliranti irrazionalità di cui un barbaro non privo d'ingegno disse un dì "a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing".
Per dirlo, si espresse appunto in un idioma che sarebbe divenuto globale e che, nelle sue parole, era ed è rimasto cosa completamente diversa: come ogni lingua, personale e, al tempo stesso e per questa ragione, universale.
Per dirlo, si espresse appunto in un idioma che sarebbe divenuto globale e che, nelle sue parole, era ed è rimasto cosa completamente diversa: come ogni lingua, personale e, al tempo stesso e per questa ragione, universale.
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