Dell'espressione, in una lingua non comune ("Mihi sic est usus; tibi ut opust facto face").
28 dicembre 2021
Perché e come vs. come e perché
22 dicembre 2021
Bolle d'alea (33): Bontempelli
12 dicembre 2021
Anniversari: Flaubert
Conclusione e stupidità: chiosa intempestiva a Gustave Flaubert
Sommessi commenti sul Moderno (25): Liquido, come cosa? Flaubert, a chiarimento di Bauman
"Tout se tient": Flaubert, Saussure, Meillet, Jakobson
E a contorno, se si vuole,
À la mode de Bouvard et Pécuchet
Ancora con Giuseppe Tomasi di Lampedusa: cose italiane che non cambiano
10 dicembre 2021
A frusto a frusto (133)
26 novembre 2021
Linguistica candida (58): "Tutti, nessuno, mai, sempre..."
Indirizzi di metodo, per giovani che non ne necessitano (29): Limiti all'esposizione
14 novembre 2021
Indirizzi di metodo, per giovani che non ne necessitano (28): Ragion d'essere e di apparire
11 novembre 2021
Linguistica candida (57): Humboldt e Saussure (e Kraus)
23 ottobre 2021
Onomastica cinematografica: "France de Meurs"
7 ottobre 2021
Svagarsi, scherzando, con Italo Calvino (1)
11 settembre 2021
Bolle d'alea (32): Hugo von Hofmannsthal
5 settembre 2021
Linguistica da strapazzo (48): Gonfi di smisurate sineddochi
2 settembre 2021
Ancora sulla scuola
15 agosto 2021
Bolle d'alea (31): Ennio Flaiano
12 agosto 2021
Cronache dal demo di Colono (68): Armi di distrazione di massa
Che un posto così, con le costruzioni (e che costruzioni!) a incombere sopra una derelitta striscia di sabbia, sia potuto divenire, come è divenuto, un luogo meritevole di visite ammirate da parte di frotte di italiani e di italiane (e di qualche forestiere) dice, come significativo dettaglio, di uno sviluppo dello statuto morale della nazione, nell'ultimo quarto di secolo. E lo fa molto meglio di un saggio di storia della cultura o di sociologia.
7 agosto 2021
A frusto a frusto (132)
Viene un momento in cui si hanno già i propri irrimediabili errori sui quali incrudelire, per occuparsi, se non con un ironico sorriso, degli altrui.
4 agosto 2021
Linguistica da strapazzo (47): "Al guinzaglio"
28 luglio 2021
Lingua nostra (12): Acchiappacitrulli (2)
26 luglio 2021
Lingua nostra (12): Acchiappacitrulli (1)
13 luglio 2021
"Tout se tient": Flaubert, Saussure, Meillet, Jakobson
9 luglio 2021
"...parce qu'il me blesse ou me séduit"
21 giugno 2021
Caratteri (21)
Appare in ogni dove. Non dà prova così della propria laboriosità? Del proprio valore? Per nulla. Mostra semplicemente ciò che è: una malerba, una persona infestante.
20 giugno 2021
Sopra un "tardivo approdo alla cattedra"
10 giugno 2021
9 giugno 2021
La scuola
31 maggio 2021
La peste
29 maggio 2021
Indirizzi di metodo, per giovani che non ne necessitano (27)
26 maggio 2021
Etimi a gogò
24 maggio 2021
Måneskin e funzione poetica
Metamorfosi taorminesi
5 maggio 2021
A frusto a frusto (130)
16 aprile 2021
A frusto a frusto (129)
Il presuntuoso sogno di essere capaci di cambiare il mondo si è mutato, ed era peraltro ovvio avvenisse, nel fosco incubo di essere addirittura in grado di mandarlo in malora.
[l'immagine: Paul Klee, Siesta della sfinge]
7 aprile 2021
Leggere tanto, poco, nulla
6 marzo 2021
Sommessi commenti sul Moderno (28): Dell'esperimento
In questo sviluppo, come comprese precisamente Primo Levi, ci fu Auschwitz. Il toponimo Auschwitz è qui adoperato (com’è ormai uso) in chiave tanto metonimica, quanto antonomastica. Da un lato, il luogo per ciò che vi accadde e, per sineddoche, ciò che vi accadde come parte di un tutto. Dall’altro, ciò che vi accadde come evenienza esemplare. Esemplare fu anche Hiroshima, in correlazione temporalmente stretta, oltre che sistematica con Auschwitz. Hiroshima è un altro toponimo, nell'uso appena descritto, che combina antonomasia e metonimia.
Fu invece chiaro che, sotto pretesa di razionalità, l'evo mirava diritto verso forme di non ragionevolezza estreme e parossistiche, con riflessi reiterati se non permanenti di intolleranza, di violenza e di prevaricazione, oltre che di manifesta stupidità.
Ragionevole sarebbe stato, fin dal principio, non prendere l'esperimento come rito dal valore assoluto, da mettere all'opera a qualsiasi costo. Ragionevole sarebbe stato relativizzare anche l'esperimento, come si disse di avere fatto o di dovere fare per ogni altro precedente rito. Ragionevole sarebbe stato farvi convergere ogni sguardo critico atto a determinarne le eventuali pertinenze. E ciò non solo e non tanto da una prospettiva etica, come adesso sentimentalmente capita di sentire affermare, ma anche e soprattutto da una prospettiva teoretica. Non c'è conoscenza che discenda da una sola fonte né che dipenda assolutamente da uno specifico metodo, perché metodo è anzitutto una ragionevole messa in discussione dell'unicità della via.
In tal senso, è palesemente stupido mettere in atto esperimenti in àmbiti morali, come la tempra e, si vorrebbe dire, la natura umana. Per i loro caratteri, essi si prestano male ai modelli di esperimento concepiti senza ragionevolezza. Da un lato, in proposito se non si sa già tutto, si sa abbastanza. Dall'altro, di quanto si sa non si è ancora fatto abbastanza tesoro (né è ragionevole che ciò mai accadrà) e la ricerca di nuovi presunti dati (ma "dati"?) serve a coprire, in chi li cerca, l’inettitudine a lavorare con quelli di cui si dispone, se non cose ben peggiori.