2 settembre 2021

Ancora sulla scuola

"Sogno un mondo in cui ogni adulto sia di riferimento, in cui ogni adulto senta in modo naturale il ruolo educativo, anche solo attraverso l'esempio. Un mondo in cui la scuola sia permanente, universale, distribuita, quotidiana, una responsabilità collettiva, un bene comune": un docente certamente benemerito e probabilmente intenzionato a diventarlo ancor più tra i suoi seguaci cinguetta tempo fa in rete queste parole e il cinguettio giunge alle orecchie dell'alter ego di Apollonio.
L'alter ego di Apollonio mise piede per la prima volta in una scuola il primo ottobre del 1957. Una scuola, qui si intende, vera e propria: con banchi, insegnante, quaderni, libri, lezioni, compiti e così via. Una scuola a solo un paio di decine di chilometri da quella dove come maestro passava molto malvolentieri le sue mattinate un Leonardo Sciascia che appunto ne fuggì, ma con l'accortezza di non rinunciare all'essenziale per se medesimo, appena ne ebbe l'occasione.
Da allora, sempre in un contesto scolastico, l'alter ego di Apollonio ha cambiato più volte funzione, livelli, luoghi, ma dalla scuola non è ancora uscito. Non indossa più un grembiule nero come la pece, ma quasi tutto il resto, nella sostanza, per lui è come si presentava quel giorno. 
Per venire via definitivamente dalla scuola gli manca poco, intendiamoci, e, a questo punto, spera di non farlo a piedi avanti. Sono già sessantaquattro anni e, alla fine, se il Cielo vorrà (dice), saranno sessantasei: senza una sola interruzione.
Alla scuola, a questa bizzarra invenzione moderna, a questo inestricabile grumo di costrizione e di libertà, di conformismo e di rivolta, di violenza simulata e di cura dissimulata è stato accanitamente fedele come a niente altro nella sua esistenza. Si vuole che non le sia affezionato? Non fosse per altro, perché gli ha dato da vivere. E da trascorrere il suo tempo.
Eppure, blatera sommessamente ad Apollonio, un sogno come quello di cui cinguetta l'encomiabile collega non lo ha mai avuto. Di più: dice addirittura che se l'avesse fatto, il sogno di "scuola [...] permanente, universale, distribuita, quotidiana, una responsabilità collettiva, un bene comune", l'avrebbe vissuto come un incubo spaventevole: la fosca realizzazione totalitaria, peraltro già tentata e sempre incombente, oggi più che mai, di tutto quel certo peggio che le ideologie moderne trascinarono con sé, con il tanto di discutibile buono.
All'alter ego di Apollonio, la scuola è sempre piaciuta per differenza e, confessa, gli è anche piaciuto molto, talvolta e sempre per differenza, ciò che scuola non è e quasi si impegna a non esserlo. Ritiene anzi che nella differenza nasca il valore della scuola; nel fatto che lì fuori, c'è quanto non è scuola e rende appunto la scuola relativa e non assoluta, così come la scuola rende relativo il resto. È l'autentico compito della scuola, pensa: la sospensione, l'epochè.
La scuola, insiste, avrebbe proprio tale missione: relativizzare. Ovviamente anche se stessa. E se oggi, come pare le sia addirittura imposto, diserta tale compito con comica soggezione alle pratiche e alle ideologie assolute è proprio perché (Apollonio l'osservava in un frustolo di qualche mese fa, da una prospettiva diversa), prendendo a dire scuola ciò che scuola non è e così millantando di magnificarla, se ne disperdono irreparabilmente i caratteri e in effetti la si annichilisce.

6 commenti:

  1. Si consoli Apollonio pensando che il mascherato Twitterer, solitario non è: è in compagnia non nica di nick names e nuddi ammiscati cu nnenti, coglioni per non dar adito a dubbi. E si sa quanto male fanno i testicoli: siamo 7 miliardi e di aguzzini in non poca percentuale. Quanto alla scuola eh sì, era la differenza tra dentro e fuori a fare la differenza; anche per il suo solitario ammiratore che, tuttavia, preferì così tanto il fuori da finire metà della sua vita dentro: la scuola. Sa come quei matti che si affezionano al manicomio. Cordialità P.E.G.D'Ascola

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    1. Apollonio Discolo3/9/21 08:47

      Al dubbio, pensa invece Apollonio, bisogna sempre lasciare spazio, gentile Lettore e Collega Blogger. Con registro inusuale in questo diario, Lei formula del resto un giudizio dal quale, pur restando variazioni di grado, escludere un(a) rappresentante della specie non è possibile. Sarà che, per Apollonio, risuona ancora la voce di un suo diletto professore quando, s'era a Terenzio, gli rivelava per la prima volta l'"Homo sum..." che, anni dopo, avrebbe letto in parafrasi sotto la penna di Roman Jakobson.

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  2. Ivan Illich: "Deschooling Society" (1972)

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    1. Apollonio Discolo7/9/21 09:38

      Grazie del rimando appropriato a un testo dei tempi della giovinezza di Apollonio. Erano, Lettore o Lettrice senza nome, generose sortite, rivelatasi, forse non paradossalmente, profezie. Ma di processi che hanno preso modi inopinati e si sono sviluppati lungo vie radicalmente diverse da quelle che immaginavano i volenterosi profeti, nel ruolo peraltro di apprendisti stregoni. Apollonio vorrebbe fosse chiaro tuttavia che da parte sua non c'è affatto lode o nostalgia (se non personale, strettamente personale) del tempo che fu e che, al di là del gusto che procura a chi guarda alla storia l'istruttivo contrasto tra cose che cambiano e nomi che permangono (La rinvio a numerosi altri frustoli di questo diario), c'è la rivendicazione, tra filologica e programmatica, di un principio: il valore, anche quello della scuola, nasce dalla differenza.

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  3. Mi esercito a pensare contra Apollonium, lo faccio di rado, è faticoso. E se fosse il chiacchierone di turno un esponente della schiera numerosissima degli sfaccendati - presenza molto diffusa odiernamente, peraltro spesso ben evidenziata da Apollonio - e che per lui la scuola in realtà sia molto relativizzata, molto più di quanto lo è per Apollonio benché sul versante dell'ignobile, nel senso che sia in verità da lui percepita come un espediente per tirar fuori con poco impegno uno stipendio, come è di frequenza dominante nel pubblico impiego? Non mi piace questa mia malevolenza, ammetto.

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    1. Apollonio Discolo9/9/21 17:34

      Bentornato e grazie, affezionato Lettore. Lei sa, per lunga pratica, che questo diario non mira al consenso e, con l'immodestia praticabile quando si è in pochi e in poche, addirittura si propone di offrire, da un dichiarato e parziale punto di vista, ragioni di riflessione talvolta altrove trascurate. Può dunque darsi che sia come Lei dice e che la lettura della sortita che Apollonio ha procurata sia infine effetto della sua ingenuità. Ma anche, gli consenta di dire, di rispetto. Qui, anche, anzi soprattutto prendendone le distanze, si prova a averne per chiunque.

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