5 settembre 2021

Linguistica da strapazzo (48): Gonfi di smisurate sineddochi


Non è necessario avere frequentato corsi universitari di linguistica per sapere che l'appropriatezza di un atto linguistico è in funzione del contesto. Certe sortite, in certi contesti, sono "fuori luogo" (nell'aggettivo composto, luogo copre per metonimia anche il tempo e altre condizioni contestuali).
Qualche mese fa, un'affettuosa ma lontana sodale chiede via chat ad Apollonio se è incolume. L'inopinata domanda lascia Apollonio di stucco. Di norma, la sua amica è nel pieno controllo di sé e non dice cose fuori luogo. Cosa mai può averle fatto credere che un'inchiesta del genere fosse appropriata al tempo e al luogo? Apollonio aveva corso rischi di cui era stato inconsapevole? 
Apollonio vive a Palermo e, in quella mattinata, sopra Palermo s'era abbattuto un acquazzone estivo. Niente di più di un acquazzone estivo. Qualche precisazione contestuale è forse a questo punto indispensabile. 
Palermo è un agglomerato urbano intrattenuto molto male. Sia chiaro: molto male, in un modo o nell'altro, da tutti i suoi cittadini (Apollonio non si esclude) e da tutte le sue cittadine, qualsivoglia ruolo o funzione ciascuno o ciascuna abbia nella vita della locale società.
Attirano l'attenzione della cosiddetta pubblica opinione, naturalmente, le sesquipedali manchevolezze e la torpida incuria di coloro che coprono cariche o dovrebbero assolvere a funzioni pubbliche. Ma tali resoconti non sono tuttavia sempre la migliore guida nella formulazione di giudizi ponderati. Centinaia di migliaia di minuti e eventualmente meno percettibili abusi e sfaceli hanno formato e formano, stratificandosi, un irreparabile degrado complessivo. E, a Palermo, è appunto questo il caso: non c'è un solo metro quadro dell'area cittadina che non esibisca tale disdoro. 
Tra consolidata negligenza pubblica e capillari scorrettezze private, capita dunque che ci siano zone di Palermo storicamente e regolarmente soggette ad allagamenti, quando piove un po' più intensamente del solito. Quando poi l'acquazzone è particolarmente violento (da qualche tempo, nella lingua dell'andazzo, lo si qualifica come "una bomba d'acqua"), gli allagamenti possono diventare importanti: importanti, si badi bene, ma sempre molto ben delimitati. 
Ecco appunto, nella mattinata in questione una "bombetta d'acqua" era molto inegualmente caduta sopra la città. Quanto a Palermo è disposto ad allagarsi si era regolarmente allagato e, complice l'estate, sempre avara di notizie, gli allagamenti avevano trovato spazio nell'informazione televisiva, radiofonica e in rete, sotto un'etichetta complessivamente riassumibile come "Palermo allagata": una sineddoche, il tutto per una parte. 
L'avere preso il tropo come una descrizione realistica di quanto s'era prodotto era stata la ragione dell'affettuosa richiesta di rassicurazione da parte dell'amica di Apollonio, che evidentemente aveva considerato la possibilità che anche lui, da palermitano, con i suoi libri e le sue carte, fosse a mollo. 
Ovviamente Apollonio non lo era per nulla ed era addirittura contento che una pioggia un po' più insistente avesse, per dire così, ripulito un po' la pubblica via, provocando naturalmente altri problemi, con una pulizia che, come si intende, non è veramente tale ed è solo trascinamento di cumuli rifiuti da un luogo, più fortunato, all'altro, meno.  
Per quel che vale, l'aneddoto vale anch'esso per metonimia, ma in senso opposto: un caso per i moltissimi. Il modulo di "Palermo allagata", lo spacciare il tutto per una parte, anche piccola, è ormai divenuto lo standard della comunicazione pubblica, soprattutto in caso di eventi spiacevoli. Dal minuscolo al maiuscolo, non c'è fatto che, sulla sua scala, non sia presentato d'acchito come globale e determinazione, distinzione, delimitazione, esattezza non hanno più corso. Pur in relazione con fatti ben più drammatici dell'acquazzone palermitano, "Germania in ginocchio" e "Grecia in fiamme" ne sono recenti esempi estivi molto loquaci.
È in effetti uno dei tratti di un'informazione che di realmente informativo ha ormai pochissimo e in cui quasi tutto è, da gran tempo, mera letteratura, come testimonia l'uso di ogni sorta di tropo e il palese intento di provocare in chi vede, ascolta o legge l'orrore, lo spavento, lo stupore, la meraviglia. E ci sarebbe da essere felici per le persone di lettere, se non si trattasse di quella pessima letteratura che, con simile intento, ha nel bolso, nell'enfatico e nel reboante le sue qualificazioni specifiche. 
Al punto che, se c'è una cosa di cui dolersi principalmente, non è tanto della perdita del senso della realtà, quanto di quella del buongusto indotta presso chi assume i prodotti velenosi di questo procedere spudoratamente malandrino e si ritrova la testa costantemente intronata dagli scoppi di simili balle. D'altra parte, a ben vedere, buongusto e senso della realtà sono, come in una medaglia, due non separabili facce di un sentimento di misura. 
E parrà forse una ben strana e stridente contraddizione che una società che ha nel numero il suo massimo feticcio non sappia più cosa sia la misura, ma solo a chi è (colpevolmente) inconsapevole del fatto che, non solo nelle faccende morali, la misura è d'elezione un criterio qualitativo.

2 commenti:

  1. L'esagerazione fuorviante e fasulla nasce dalla stupidità di chi non ha idee nè sentimenti autentici. Un aiutino lo dà anche il contesto mediatico.

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    1. Apollonio Discolo7/9/21 09:54

      L'autenticità o, in non umanamente riparabile mancanza, il tentativo di approssimarsi a essa, in parte e da un dichiarato punto di vista, è quanto manca di norma nelle pratiche sociali e pubbliche della comunicazione: tutto o quasi tutto vi viene di norma spacciato per assoluto e già con questo ogni espressione in proposito si dichiara come fasulla. Apollonio La ringrazia per il commento, caro Lettore, con cui concorda.

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