21 febbraio 2020

Cronache dal demo di Colono (62): "Virale"

Dietro la recente e virale diffusione di virale c'è naturalmente quell'inglese che, fuori dei paesi anglofoni, è ormai da decenni virale in tutti i settori della comunicazione, come si sa. In una lingua qualsivoglia, è infatti impossibile parlare di danaro, di traffici, di produzione, di spettacolo, di scienza, di politica, persino di vita quotidiana senza esserne toccati e senza farsene propagatori. Per proteggersene, varrebbe solo un totale e permanente isolamento, una sortita dal mondo, messa in atto, follemente, senza abbandonare ipso facto la vita. Ma sarebbe ancora vita?
Virale qualifica del resto ciò che si spande in modo rapido, incontrollabile e capillare. Nella lingua di tutti i giorni, ha oggi valore medio, né negativo né positivo. A connotarlo nell'una direzione o nell'altra è eventualmente la composizione con il sostantivo di cui è attributo o del quale si predica. In usi che però e a ben vedere sono metaforici, senza parere di esserlo. 
A mettere impietosamente in chiaro che solo di metafore si tratta è intervenuta, in questi giorni, una vicenda globale. Con tale vicenda, il valore proprio di virale è prepotentemente tornato sulla scena comunicativa, spazzandone ogni altro e ricordando che esso evoca ciò che sta al di là dell'umano e, quanto agli umani, ricollocati nell'occasione al rango non solo metaforico di polli, è atto a provocare cieche e indiscriminate morie. 

20 febbraio 2020

Eco Umberto vs. Umberto Eco

Ecco il frontespizio del Registro delle lezioni "dettate" dall'autore di "Apocalittici e integrati" per il suo primo corso universitario a Bologna. Era l'"Anno scolastico 1971-72": recita così il prezioso documento che dice come Eco fungesse allora da professore incaricato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della locale Università. Nei ruoli di tale ateneo sarebbe del resto entrato pochi anni dopo e vi sarebbe rimasto per la sua intera carriera.
La pagina è stata resa pubblica, per il quarto anniversario della morte di Eco, dal Centro internazionale di scienze semiotiche. E, agli occhi di Apollonio, due aspetti vi sono salienti. 
Uno, tra le righe che il professore vi vergò sopra: "ELEMENTI DI SEMIOTICA: IL SIGNIFICATO", con quel che segue. Chiara iscrizione del proprio impegno didattico e, naturalmente, scientifico nella tradizione dell'ermeneutica filosofica. 
L'altro, di mano diversa e impiegatizia: "Eco Umberto", secondo quell'ordine 'cognome nome' di cui in questo diario anni fa è già capitato di dire e anche allora a proposito di un'istituzione, anzi, della più alta istituzione nazionale intitolata all'istruzione. 
Un ordine da lista di alunni, di dipendenti, di coscritti che rovescia la fissa sequenza con cui ordinariamente era ed è tuttora designato l'autore del Trattato di semiotica generale: "Umbertoeco". E la diversa sintassi pare messa lì a suggerire come, anche a suo proposito, un vaglio sempre rispettoso, ma da altra prospettiva fosse e sia ancora adesso possibile. Al di là della qualificazione di "venerato maestro" che, secondo la celebre progressione spiritosamente colta da Alberto Arbasino, l'età consentì a Eco di raggiungere in vita. Al di là del conformistico unanimismo di maniera che la morte ha prodotto sulla sua figura, in una nazione culturalmente disposta e avvezza all'agiografia.

4 febbraio 2020