24 maggio 2021

Måneskin e funzione poetica

Ciò che va soprattutto osservato, ora che una platea internazionale ha decretato l'eventualità di un successo oltre i confini nazionali dei Måneskin, è che l'italiano s'è accreditato come lingua compatibile con le sonorità e il ritmo del rock. 
Almeno per una serata, ovviamente. Diranno il tempo, la stoffa e il futuro della band, simpatica ad Apollonio non fosse altro che la per la fresca età dei suoi quattro componenti, se questo momentaneo risultato si consoliderà, per quello che potrà, naturalmente, o se resterà effimero, come tanti altri inesplicabili exploit nel mondo dello show business, per definizione al tempo stesso luminosissimo ed evanescente.
I Måneskin "spaccano", per servirsi di un'espressione corrente. Ciò significa che all'accreditamento dell'italiano nell'occasione ha certamente contribuito la loro presenza scenica. Anzitutto quella del loro frontman, come si dice adesso, ma anche quelle dell'altra e degli altri componenti del gruppo. 
Con quanto dicono i loro corpi sul palcoscenico, tutti interpretano in modo al tempo stesso topico e personale movenze che quanto ai protagonisti della scena del rock internazionale sono tipiche ormai da ben più di mezzo secolo e rendono riconoscibili i quattro ventenni anche a un pubblico che, anagraficamente, ha l'età dei loro nonni e delle loro nonne. 
"Rock and roll never dies" è divenuta nell'occasione del trionfo la loro peraltro non nuova divisa e, anche con riferimento al loro sound, al loro stile musicale (al di là di ogni giudizio qualitativo), in tale posizionamento ultra-generazionale, più che inter-generazionale, sta con ogni ragionevolezza un importante fondamento del loro trionfo sanremese, propiziato da un pubblico ben avanti con gli anni, come è quello della manifestazione canora nazionale. Un pubblico anziano, ma sensibile al ricordo nostalgico d'essere stato giovane e, almeno a musica, inquieto, se non ribellista. Proprio come il rock è per definizione.
A Rotterdam e sugli schermi di molta Europa, poche sere fa i Måneskin sono andati ben oltre il loro bacino linguistico, tuttavia. Ed è ovvio che le parole in italiano e il correlato "messaggio" della loro canzone, "Zitti e buoni", non possono averli aiutati o, se lo hanno fatto, lo hanno fatto molto poco. 
L'accreditamento dell'italiano come lingua compatibile col rock sopra quel palcoscenico non deve essere quindi avvenuto in riferimento al significato, forse nemmeno in riferimento al senso, se non in un senso che di semantico non ha quasi nulla. 
Deve essersi trattato soprattutto d'una compatibilità locutiva e di un "recitar cantando", per dire così, che il frontman dei Måneskin ha reso strettamente funzionale al tessuto musicale del pezzo (quale che sia la sua qualità), confutando nei fatti e in quattro minuti il luogo comune globale che in italiano si possano cantare solo opere liriche e canzoni d'amore. Insomma, mera funzione poetica.
Di rimbalzo, c'è forse da chiedersi se ciò non sia vero, per intendere cosa valga il successo dei Måneskin, anche nello stagno dell'italofonia e se quindi spiegare, a proposito di "Zitti e buoni", "cosa vuole dire il poeta" non sia solo l'ennesimo esercizio di quell'inguaribile morbo ermeneutico che in Italia si contrae regolarmente a scuola e che colpisce le migliori intelligenze.
È rock, quello dei Måneskin. Come ha perfettamente inteso, per una serata, un pubblico internazionale, cosa si vuole dicano le parole della loro canzone se non che è rock?


   

5 commenti:

  1. Gentile Apollonio,
    Mi permetta di inviarle link al mio post dell'altro ieri circa il medesimo soggetto. Se leggerà noterà qualche divergenza tra il mio e il suo modo di sentire. Ma mi pare vada bene così. Condivido peraltro e non appieno, di più, la sua posizione circa il vizio ermeneutico italico (spiegate con parole mie le vostre parole in modo da dire che cosa dice il poeta) che, mi permetto di aggiungere, è l'esercizio di chi vuole sopprimere sul nascere ogni sensibilità estetica. Io dico che è molto cattolico e dunque assai poco rock. Buone cose. Das.
    Ecco il link: https://dascola.me/2021/05/24/prodotti-perfetti/

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  2. Apollonio Discolo25/5/21 22:03

    Apollonio Le è grato, gentile Lettore e Collega Blogger, del link e del parere competente che vi si legge. "Quale che sia la qualità...", ha letto nel frustolo e non sarà certo Apollonio, che non ha competenze in proposito, a disporre di argomenti che valgano i Suoi. Visto però che anche privatamente, attraverso il suo alter ego, sono giunte ad Apollonio osservazioni del genere, c'è forse da fare una precisazione; segno che il modesto scrittarello ha, comunicativamente, qualche difetto e forse non è riuscito a spiegarsi. Non ci sono giudizi di valore a suo fondamento (del resto, ce ne sono raramente, in questo diario, e, quando ci sono, sempre d'espressione piuttosto indiretta). C'è invece e anzitutto un dato di fatto che un prezioso sodale di Apollonio, in una corrispondenza privata seguita all'apparire del frustolo, ha espresso con un'allusione analogica di sintesi mirabile: "Per un estone l'italiano è tutto un lonfo che vaterca e gluisce". Ecco appunto la questione di interesse linguistico ed espressivo. E, se vuole, di riflesso, anche di interesse musicale. Tradizionalmente, il lonfo italiano ha vatercato e gluito nelle canzoni d'amore e nell'opera, come ha osservato l'acuto commentatore della BBC. Qualche sera fa, il successo di quattro (peraltro simpatici) scavezzacolli romani ha mostrato che un lonfo comparabile può vatercare e gluire anche sui ritmi e nei modi del rock (quale che sia la qualità della loro canzone).

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  3. marta muscariello27/5/21 14:04

    La qualità della canzone è buona, semmai può non piacere. Le parole non "contano" se non per la loro musicalità, quindi semmai "cantano" - poi sono arrivati i cantautori e hanno iniziato a contare (almeno per un certo pubblico e/o per certi generi musicali)... Comunque, aggiungo che i Maneskin si erano aggiudicati anche l'Eurostory Best Lyric Award 2021, cioè il premio al miglior testo dell'Eurovision Song Contest, assegnato già qualche giorno prima della vittoria: qualcuno deve aver tradotto, quindi, e qualcuno deve aver letto e giudicato sulla base della traduzione. Ecco un link dove leggere la notizia: https://www.today.it/media/musica/maneskin-eurovision-premio-miglior-testo.html
    Così, lo faccio presente solo per complicare i piani.

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    1. Apollonio Discolo27/5/21 16:02

      Grazie e benvenuta, nuova e cortese Lettrice. Le Sue informazioni complementari sono utili e gradite ad Apollonio. Il premio di cui riferisce sarà venuto da una commissione di competenti, giudici dunque non tanto di un testo in traduzione, ma di un'apprezzabile combinazione tra parole e musica, come mi pare si concordi. D'altro canto, non saranno stati tutti armati delle acuminate arti della critica musicale e letteraria, del possesso di una traduzione del testo o di una buona padronanza dell'italiano i tanti telespettatori europei favorevolmente impressionati dall'esibizione della band italiana, fatta naturalmente salva la quota dei voti probabilmente gestita da chi sta investendo sul suo successo nazionale e internazionale. Piani complicati, come Lei dice opportunamente.

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  4. Verba non volant, verba cantant!
    Didacus Garrulus et Glossemator

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