Sapendolo amatore (oltre che futile indagatore) d'inezie e cultore della chiacchiera a tempo perso, riferisce ad Apollonio il suo alter ego di uno scambio comunicativo intervenutogli qualche settimana fa.
Da buon vecchietto, in estiva attesa mattutina, col suo mezzo meccanico da ragazzino, davanti alla saracinesca chiusa d'una officina (l'usuale, per gli usuali annuali controlli), al sospirato momento dell'apertura apprende da un addetto che la ditta serve adesso altre marche e non la sua. Deve quindi andare altrove - e lì l'onest'uomo menziona appunto un nuovo indirizzo, per concludere, moraleggiando alla Tancredi Falconeri: "Eh be', le cose cambiano".
Sì, cambiano. L'hanno sempre fatto e non c'è chi non lo sappia: "Dice Eraclito che tutto si muove e nulla sta fermo". Ma forse non cambia per nulla l'aria del tempo (ed è forse per questo che puzza) se, parlando dell'ordinario trasferimento di indirizzo di un servizio di meccanica, nella più piatta e banale delle conversazioni, adesso capita di sentire fare, del feticcio mistificatorio del cambiamento, l'oggetto di un'affermazione ideologica. Che, insomma e di nuovo, senza pace e fin nelle sciocchezze, s'osservi ovunque l'impellente bisogno di raccontarsela.
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