Di lingua, ancora oggi, non c'è italiano capace di battere sui tasti di un computer che, per il fatto stesso, non si pretenda litigiosamente cultore e specialista. A dire il vero, più d'uno, nei suoi voti personali, anche legislatore e, ne avesse investitura, guida ferma e illuminata per una nazione altrimenti allo sbando, quanto all'espressione.
Del resto, giocare al piccolo grammatico, competitivamente e con infantile gravezza, come se i destini della lingua dipendessero dagli esiti di tale gioco, è da secoli carattere specifico del ceto cólto italiano: una torma vociante di bimbi. Meglio, di Bembi.
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