Estrapolando una frase dal suo contesto - lo si dice sempre ed è quasi un adagio - si può far dire a chiunque qualsiasi cosa.
Un'illustrazione lampante dell'evenienza è disponibile in questi giorni. "Ma il cielo è sempre più blu" dice il ritornello di una canzonetta degli anni Settanta del secolo scorso di Rino Gaetano, cantautore della cui vena amara e ironica (se non disperata, come si incaricò di confermare tristemente la sua giovane vita spezzata) è difficile dubitare. Del resto, per rendersene conto o per ricordarsene, non sarà necessario ai due lettori di Apollonio ascoltare per intero gli otto minuti della menzionata canzonetta:
Fuori del contesto di cui faceva parte e inopinatamente depurato da ogni valore di sarcasmo e di contrapposizione (come si diceva, forse anche di una disperazione autentica), un lacerto della parola di un tormentato cantautore, attivo peraltro in un decennio italiano tormentatissimo cui egli non sopravvisse, oggi accompagna e conclude gli annunci (qui raggiungibili) con i quali la Rai celebra i fasti di chiusura e il commendevole successo di Expo. E "Ma il cielo è sempre più blu" vi fa da proiezione espressiva di gloriosa speranza e di speranzosa gloria.
L'anziano filologo quotidiano può solo sorriderne dolceamaramente, pensando a quel povero ragazzone e alla parabola della sua parola distorta. E qui contraddicendosi apertamente, "Il silenzio, il silenzio..." (ma nemmeno quello assicura).
L'anziano filologo quotidiano può solo sorriderne dolceamaramente, pensando a quel povero ragazzone e alla parabola della sua parola distorta. E qui contraddicendosi apertamente, "Il silenzio, il silenzio..." (ma nemmeno quello assicura).
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