La natura allegorica di una considerevole parte, se non dell‘intera opera creativa di Italo Calvino ha poco bisogno di essere ribadita o sottolineata. Essa è esplicita, in chiaro, come oggi si può dire vividamente, prendendo a prestito un‘espressione dal mercato delle emittenti televisive. Le comuni analisi critiche di quell‘opera hanno per altro riconosciuto apertamente tale natura. Calvino è un allegorista. Lo sanno bene i suoi lettori, primi fra tutti i più sofisticati tra essi, i critici. E si abbandonano così al sottile piacere di leggere le allegorie di Calvino attraverso la limpida forma della sua prosa.
L‘allegorismo calviniano si articola però su non meno di due livelli, l‘uno esplicito, l‘altro implicito, l‘uno manifesto, l‘altro celato. Le allegorie del livello esplicito sono quelle alle quali si è comunemente avuto accesso. Esse hanno di norma un contenuto referenziale, che riguarda cioè la rappresentazione del mondo. Al contrario, scarsa o nessuna attenzione è stata finora dedicata alle allegorie del livello implicito, in generale neppure riconosciute come tali. Esse sono autoreferenziali, riguardano cioè il testo medesimo, con i correlati della sua composizione (e investono così la figura dell‘autore) e della sua interpretazione (e investono così la figura del lettore). Da questa ipotesi discende un corollario: dati i loro orientamenti (l‘uno referenziale, l‘altro autoreferenziale), i due livelli allegorici sono gerarchicamente ordinati.
Riferendosi come contenuto al testo medesimo, il livello celato e autoreferenziale contiene il livello esplicito e referenziale. Quest‘ultimo non può quindi essere interpretato correttamente nella sua funzione testuale se non a partire dal livello implicito. In altre parole, accostarsi alle allegorie implicite di Calvino significa accostarsi a un‘interpretazione di Calvino più profonda e comprensiva di quella finora corrente. Resta sullo sfondo, nella concezione calviniana, il problema del fondamento eventualmente non simbolico del livello allegorico implicito.
L‘allegorismo calviniano si articola però su non meno di due livelli, l‘uno esplicito, l‘altro implicito, l‘uno manifesto, l‘altro celato. Le allegorie del livello esplicito sono quelle alle quali si è comunemente avuto accesso. Esse hanno di norma un contenuto referenziale, che riguarda cioè la rappresentazione del mondo. Al contrario, scarsa o nessuna attenzione è stata finora dedicata alle allegorie del livello implicito, in generale neppure riconosciute come tali. Esse sono autoreferenziali, riguardano cioè il testo medesimo, con i correlati della sua composizione (e investono così la figura dell‘autore) e della sua interpretazione (e investono così la figura del lettore). Da questa ipotesi discende un corollario: dati i loro orientamenti (l‘uno referenziale, l‘altro autoreferenziale), i due livelli allegorici sono gerarchicamente ordinati.
Riferendosi come contenuto al testo medesimo, il livello celato e autoreferenziale contiene il livello esplicito e referenziale. Quest‘ultimo non può quindi essere interpretato correttamente nella sua funzione testuale se non a partire dal livello implicito. In altre parole, accostarsi alle allegorie implicite di Calvino significa accostarsi a un‘interpretazione di Calvino più profonda e comprensiva di quella finora corrente. Resta sullo sfondo, nella concezione calviniana, il problema del fondamento eventualmente non simbolico del livello allegorico implicito.
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