
Il 23 aprile 1903, da Viareggio, Rilke scrive queste parole a un giovane corrispondente. In un blog, sul crepuscolo del 2006, suonano paradossali. Ma questo paradosso è il pensiero augurale che, per il tempo che viene, Apollonio Discolo lancia a chi ha avuto la pazienza di cercarlo e di leggerlo, come a un corrispondente ideale.
[Nella traduzione di Leone Traverso: "Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni non sono nulla. Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate non possa venire. Ché l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia. Io l'imparo ogni giorno, l’imparo tra dolori, cui sono riconoscente: pazienza è tutto"].
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