Presto al mattino, la zia Nora, accompagnata dallo zio Enzo, quando lo zio Enzo non era per mare, andava a fare acquisti al mercato. Si fermava dal signor Menico, che teneva un banchetto di frutta e verdura, e, non tutti i giorni, da Berto, il macellaio. Non perché fosse bigotta, ma per misura tanto pia quanto dietetica (diceva), non passava venerdì che non facesse visita al giovane Tano. Scaricato il frutto di una nottata di lavoro dalla sua barca, questi lo metteva in bella mostra, sulla banchina del porto, in un paio di cassette. Ai suoi ragazzi, Tonio e Cettina, il venerdì di magro non sempre era gradito ma, ancora prima di farsi adulti, la sua domestica ritualità era divenuta amabile. Esperienza del resto comune anche ai loro coetanei e compagni di giochi, Vanni e Tilde, figli dei vicini di casa Renzo e Rina, e ai loro cugini Sandro e Betta, che venivano spesso a trovarli. La questione non riguardava né Cesco né Lando né Baldo, ragazzacci di strada e occasionali membri della brigata. Non perché i loro genitori Saro e Nilla inclinassero verso un'educazione laica ma perché alla dieta di magro, loro, si tenevano tutti i giorni della settimana...
Cinquanta anni dopo, nella stessa città, come ogni venerdì sera, Gabri ed Ele stanno preparandosi ad uscire. Il loro primogenito, Ale, e Fede, la minore, hanno già finito di cenare. A metterli a letto penserà Giuli, la baby-sitter, che ha appena suonato alla porta. La moto di Vale, il ragazzo che l'ha accompagnata e verrà a riprenderla al loro ritorno, si allontana rombando. Squilla il telefono. È Franci. Dice che col marito Ferdi li aspetta per le ventuno davanti alla pizzeria. Alla compagnia è previsto si aggiungano, ma solo dopo la pizza, anche Marghi e Robi. La loro bimba, Sabri, ha fatto le bizze e hanno durato fatica a convincerla a trasferirsi per la notte dai nonni, i molto giovanili Sigi e Stefi. Tutti insieme andranno a concludere la tranquilla serata, facendo due chiacchiere e bevendo un drink, sulla terrazza dell'attico di Simo e Samu...
Sui vezzeggiativi italiani di nomi propri che contano più di due sillabe si è abbattuto, da un paio di decenni, un cataclisma. I loro connotati ne sono usciti profondamente mutati, non a casaccio però e in modo regolare e sistematico. Come Apollonio, i suoi cinque lettori sono certo stati e sono giornalmente testimoni della tendenziale variazione.
Nei capoversi che aprono questo post si è provato a ricordare, in modo si spera naturale, alcuni termini fenomenici della questione, se non a renderli più evidenti di come non siano stati, nella memoria di chi ha ormai una certa età, e non siano oggi nella vita di tutti i giorni.
Il vecchio sistema, d'impronta ragionevolmente indigena, vigeva da secoli e aveva diversi modi di realizzarsi. Nell'unico sul quale si è qui fermata l'attenzione, il fuoco stava sulla sillaba accentata del nome di base o, eventualmente, solo sul suo nucleo vocalico. Il vezzeggiativo (o, come dicono i linguisti, l'ipocoristico) si produceva andando da lì in avanti, verso la fine del nome proprio: (Eleo)Nora, (Vinc)Enzo, (Do)Menico, (An)Tonio, (Gae)Tano, (Con)Cettina, (Ales)Sandro, (Elisa)Betta, (Gio)Vanni, (Ma)Tilde, (Lo)Renzo, (Cate)Rina, (Fran)Cesco, (Or)Lando, (Ro)Berto, (Teo)Baldo, (Rin)Aldo, (Ro)Sar(i)o, (Petro)Nilla.
Ai vecchi modi di produzione degli ipocoristici, da qualche tempo se n'è aggiunto uno nuovo. Questo prende la prima sillaba del nome di partenza e, ove necessario, vi ritrae l'accento. L'enfasi si colloca di conseguenza sul principio del nome. Alla prima sillaba, divenuta regolarmente tonica, fa seguire la seconda (o un suo vestigio), il cui nucleo vocalico può chiudersi e divenire, tendenzialmente, una [i]. Tutti gli esempi che qui si citano hanno risuonato nelle orecchie di Apollonio, insieme con molti altri: Gabri(ele), Ele(onora), Ale(ssio o -ssandro), Fede(rica), Edo(ardo), Margh-i (-erita), Rob-i (-erto), Vale(ntino o -rio), Franc-i (-esca), Ferdi(nando), Sabri(na), Sigi(smondo), Stef-i (-ania), Simo(na), Samu(ele), Tizi(ana), Giuli(ana).
Come innesco del cataclisma, è anche possibile abbia agito un soggiacente e prestigioso modello germanico. La ritrazione dell'accento (che è fenomeno inusuale nel dominio neolatino) ne sarebbe importante indizio. Potrebbe trattarsi tuttavia di processo secondario.
Certo, il successo del nuovo sistema e il deperire di alcuni modi dell'antico paiono al momento fuori discussione. E con il successo, non manca nella novità il tanfo di una più che sospetta ed ecumenica stupidità, che attraversa ceti e ideologie, livelli culturali e identità geografiche: un autentico fenomeno nazionale di cretineria montante e irriflessa.
Ma, nella lingua, ci vogliono più di un paio di decenni perché i giochi siano fatti e, il giorno che essi fossero fatti a favore del nuovo, nessuno sentirebbe più quel tanfo e, per i (fortunati?) testimoni, tutto profumerebbe ancora una volta come i nomi, le parole, le cose del buon tempo andato. Sì, amabile sodale, anche l'odioso "Cami, smetti di disturbare i signori" che a un'insopportabile marmocchia che scorrazza maleducata tra i tavoli della pizzeria rivolge Maddi, la sua amorevole mamma, ancora più odiosa e insopportabile, mentre discute con l'amica Manu della Simo, accanto al marito Andre, che sgranocchiando patate fritte guarda sullo schermo di una gigantesca e silenziosa TV l'ultima impresa di Vale.
Marghi a dire il vero non l'ho mai sentito, credo sia più diffuso "Marghe"
RispondiEliminaNon so, ma ho l'impressione che la creatività in questo campo sia una capacità quasi esclusiva di persone appartenenti al jet set "de noantri".
RispondiEliminaEsistono, illustre Apollonio, studiosi che abbiano approfondito questo aspetto?
Ricordo ancora il brivido che mi colse quando, in televisione ovviamente, sentii una Vale chiamare ripetutamente una Simo.
E, in verità, non riesco ad immaginare che un simile cataclisma, come Lei lo definisce, possa iniziare in una catena di montaggio o in una osteria di paese, ammesso che ancora esistano.
Nascere no, prosperare sì, eccome se la immagino! Purtoppo.
Blak
Ha ragione, gentile lettore. E una volta capiterà che Apollonio scriva due righe per dire chi, a suo parere (ma non soltanto a suo parere, beninteso), sono gli agenti principali del mutamento linguistico. Sul tema dei nuovi ipocoristici e dei modi del processo che li rende possibili, Apollonio non ha notizia di studi approfonditi o particolari. Ma non è uno specialista e quindi Le consiglia di non tenere per salda tale informazione. Qualcosa, se non ricorda male, comparve, su temi facilmente correlabili, a proposito della lingua giovanile degli anni Novanta del secolo scorso. Del resto, il processo non riguarda solo i nomi propri di persona né solo l'italiano. In Germania, per es., un professionista è, da parecchio, un Profi e già più di trenta anni fa (se Apollonio non si sbaglia), un giovane politicizzato a sinistra aggregato a gruppi di protesta spontaneista era uno Sponti. Ancora: ai tempi ormai trascorsi dei suoi trionfi, per la stampa internazionale Michael Schumacher era già Schumi. Fatti sparsi, come vede, che Apollonio non saprebbe come mettere in ordine ma che, se non l'hanno ancora avuto, meriterebbero forse un attento sguardo interlinguistico d'insieme. Qui basterà, sotto il segno di uno scherzoso giudizio di gusto, la loro grossolana segnalazione.
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