"Oltre a giocare a calcio, io non so fare altro. Mi metto a fare l'opinionista? Non so parlare, non so dire niente. Ogni tanto dico una stronzata...". Fino a ieri, il calciatore Antonio Cassano non era una figura pubblica per la quale Apollonio stravedesse. Non per via delle "cassanate" ma a causa dell'aria truce e da bullo che si metteva per farle e che, diversamente da come ritenevano i soloni che lo criticavano e che ne criticavano il comportamento per presunto eccesso di naturalezza, lo rendeva invece soprattutto inautentico.
Si vedeva del resto ch'era cresciuto in un ambiente in cui l'inautenticità signoreggia. Un ambiente in cui tra il "farci" e l'"esserci" non c'è proprio partita. Dove o "ci fai" o, in sostanza, non ci sei, non esisti. Proprio come nell'accademia o tra gli intellettuali, varianti ripulite (e sovente malamente ripulite) della cosiddetta "Bari vecchia" (i cui abitanti spera Apollonio non si tengano troppo offesi dal paragone).
Antonio Cassano deve essere pian piano maturato, però. Annunciando ieri al mondo che, nel giro di un triennio, si ritirerà dai campi di gioco, all'intervistatore che gli chiedeva se, appese al chiodo le scarpette, l'addio avrebbe riguardato l'intero mondo che ruota intorno al pallone, ha risposto più o meno come qui in incipit si è provato a ripetere, fidando nella memoria.
Come la palla che Cassano ha sempre bravamente preso a calci, facendo l'unica cosa che dichiara con ragione di saper fare, la verità è rotonda. Lo sosteneva Parmenide di Elea. Opposta alla verità, diceva, c'è la doxa: l'opinione. E con l'opinione, i professionisti dell'opinione: gli opinionisti.
A lui che ha naturali e ingenui
commerci con la verità nelle sue sferiche forme,
afferma Cassano, l'opinione proprio non si addice e non gli si addice,
di conseguenza, la professione che prende origine dall'opinione.
Per le vie misteriosissime della civiltà (che sono lungi dal coincidere con quelle di una sedicente cultura), lo spirito dell'antica Grecia d'Occidente, italiota o siceliota che essa fosse, si riverbera con splendore nei modi calcistici e concettuali del calciatore, anche se il mare su cui si riflettono è diverso. Era il Tirreno per Parmenide e Zenone. Per Cassano è l'Adriatico.
Vedranno però, i cinque lettori di Apollonio. I diabolici mestatori della pubblica opinione l'avranno vinta anche questa volta. Riusciranno a guastare anche lo spirito eleate di Antonio Cassano di Bari. E da calciatore vero e, qualcuno dice, geniale e da uomo consapevole di dire "stronzate", ne faranno uno di quegli aspiranti caporali che di "stronzate" vivono: un povero e falso opinionista.
Chissà...forse riuscirà a mantenere la sua certezza socratica ed a salvare ciò che si è guadagnato con i piedi e con la testa, quando la seconda dovrà fare a meno dei primi.
RispondiEliminaAltro personaggio su altri versanti ha avuto commercio intenso e tutt'altro che ingenuo con la verità, almeno negli anni settanta ma a volte pure später und mehr als. Uomo d’alti meriti e capacità, viaggiava con i camionisti sovietici e disvelava la natura d'un mondo che qui s'ammantava ancora di sogni e di ciarle. Oggi, appese al chiodo le scarpe del giornalismo "vero" per decorso del limite d'età, scrive su un settimanale di larga diffusione: "se una cosa è chiara in Italia, fra tante confusioni geografiche e linguistiche, una è proprio la pianura del Po detta Padania, che va dal Piemonte all'Adriatico percorsa dal fiume più lungo del Paese". Ne menziona la ricchezza, prima in Europa dice, come fosse fattore individuante d’una etnia, come se fosse scaturita da vertudiosità del genoma padano e non invece da centocinquant’anni di sviluppo entro un mercato nazionale e con l’apporto decisivo di popolazioni “extrapadane” immigratevi dapprima dall’Italia stessa, a comporre in alcune zone fino al 40% del preteso ἔθνος, poi, odiernamente, da più lontano. L’efficacia nei suoi confronti dell’opera dei diabolici mestatori della pubblica opinione è dovuta, si deve pensare viste le qualità della persona, solo al peso insostenibile degli assegni corrisposti per ogni suo articolo, unito alla coatta lontananza da ogni fonte di verità, per legge del tempo. In ogni caso, ecco un esempio di tonante opinionista proveniente da un arco di verità. Magari Antonio Cassano per vari motivi sarà più refrattario, gli si augura.
RispondiEliminaDei cinque zii paterni di cui Apollonio, malgrado la non più verde età, ancora si fregia, uno, il maggiore, emigrò dall'ordinata e linda Messina del dopoguerra nell'operosa Milano. Tra lui e la sua nuova città fu amore a prima vista e mai attraversato da una nuvola negli anni che seguirono. Appena una festa riuniva ritualmente attorno a un tavolo, con la madre, i fratelli rimasti variamente "terroni", cognate e cognati e loro vasta prole, non perdeva occasione di cantare le lodi di Milano e non c'era argomento peregrino, intorno a quelle tavole, che egli non riuscisse a virare verso il suo chiodo fisso: l'encomio di Milano, se comparata soprattutto alle miserie siciliane. Si parlava, poniamo, delle squisite patate preparate dalla madre? Capitava che se ne uscisse con un "A proposito di patate, volete mettere la qualità delle patate che si comprano a Milano?". L'attitudine divenne presto macchietta, nelle riunioni di famiglia, e come tale ancora adesso, che le riunioni son divenute impossibili, viene tramandata.
RispondiEliminaApollonio non sa dire perché, attento e dotto Lettore, ma il Suo commento ha parlato al suo cuore. Gli ha ricordato il suo vecchio zio e, a valutazioni forse rovesciate, il suo proverbiale "A proposito di patate...".