Chi, per professione o per diletto, s'interessa (e talvolta si appassiona) alla lingua, bisognerebbe avesse una qualche consapevolezza del fatto che il suo studio non è facilmente disposto verso uno sviluppo e un progresso: almeno quanto al suo fondamentale strumentario concettuale. Che poi è quasi tutto.
Non per mera ed arbitraria denominazione ma per individuare dati ed enti linguistici con loro proprietà specifiche e positive, da quanto tempo possessivo è 'possessivo'? Neutro è 'neutro', maschile è 'maschile' e femminile è 'femminile'? Da quanto attivo è 'attivo' e passivo è 'passivo'? Almeno dal tempo in cui atomo era 'atomo', cosa che invece (e non da ieri) esso non è più.
Apollonio si chiede allora se non sia così per necessità. A differenza di quanto è accaduto con la materia (o con la vita) e relative discipline, sarà perché, della lingua, da così gran tempo si è già capito tanto bene cosa e come essa è, che non è proprio il caso che ci si muova da quel bagaglio di concetti. Essi la descrivono in essenza, da sempre e per sempre: per farne scienza del giorno, secolo dopo secolo, decennio dopo decennio e, adesso, anno dopo anno (con relativa fresca bibliografia), basta acconciarli alla mutevolezza dei tempi con le riverniciature del caso. Insomma cambiar tutto per non cambiare niente.
Se è così di necessità, però, perché non pensare allora che è anche meglio così? Il punto di vista è noto e ben illustrato da tempo. Se il mondo in cui accade di vivere è così di necessità, esso è di necessità sempre il migliore dei possibili. Anche la linguistica in cui ci si imbatte sarà quindi, di necessità, sempre la migliore delle possibili. Non mancano le ragioni di ottimismo: "cauto", come pare sia oggi necessario dire, per navigare nello stretto tempestoso che divide sfacelo palese e nebulosa speranza.
Apollonio se ne dichiara affatto convinto: la corrente è la migliore delle linguistiche possibili. E se ne dichiara contento, a scanso di equivoci e per non passare (già con se medesimo prima ancora che con i suoi cinque lettori) per l'ennesimo token del type di demente che nelle vignette d'un tempo era impersonato da un Napoleone (gli emblemi della Modernità erano ancora trasparenti: ora, appunto, non lo sono più).
Non perché si voglia riformare, allora, o migliorare qualcosa, ma solo per tenere in libero e gratuito esercizio la mente, capita si rifletta in queste piccole prose su concetti di base della scienza della lingua e su termini correlati. Magari per capire, come si sa e può, cosa si fa quando li si pratica coltivando il proprio orto: piccolo e privato.
Le risorse per tale riflessione, lo si sa, sono quelle di una linguistica candida, molto alla buona, per niente dottrinale. Le risorse intuitive del semplice parlante. Di altre, Apollonio non dispone: "la perspective du locuteur".
Pare del resto fosse proprio questa l'idea di Ferdinand de Saussure, per la sua linguistica: un'isola che non c'è e le cui spiagge, perciò, restano incontaminate.
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