Da anni e da voce o in prosa giornalistica, Apollonio rispettivamente ode o legge espressioni formulate compendiosamente secondo la formula seguente:
Questa mattina, in occasione dell'evento, il Presidente ha voluto indirizzare a tutta la comunità nazionale un importante messaggio...
Ne sono varianti, per esempio, ...in occasione della visita, il Papa ha voluto rivolgere alla comunità dei fedeli un pressante invito..., ...in occasione della partenza, il Direttore Generale ha voluto inviare ai dipendenti della società un caloroso saluto..., ...in occasione dell'insediamento, il Procuratore generale ha voluto destinare ai suoi collaboratori un forte incoraggiamento..., in occasione della ricorrenza, il Capo di Stato Maggiore ha voluto fare giungere alle Armi e ai Corpi un vivo ringraziamento...
Da sempre la formula risulta fastidiosa ad Apollonio, per il costitutivo ricorrervi di volere (si badi, verbo definito grammaticalmente servile). Il suo sentimento della lingua prova in proposito un'intuitiva ripulsa. Ma (Roland Barthes: "...parce qu'il me blesse ou me séduit"), alla ripulsa, si accompagna la voglia di capire.
Per capire la lingua, non ci sono da considerare che le combinazioni e le sostituzioni (ridondante il riferimento). Si contrae un'attitudine del genere quando, da ragazzi, si prende sul serio la fonologia. C'è poco altro da prendere sul serio, del resto, negli studi umanistici.
Nel caso specifico, la combinazione è già sulle prime evidente, grosso modo. Quindi, più proficuo cominciare con la sostituzione, per poi tornare sulla combinazione. E rispetto a qualsiasi cosa che paia un elemento della lingua, la prima e fondamentale sostituzione è con il nulla: "Toglilo! Azzeralo! Fallo sparire! Comincerai a capire cosa ci sta a fare".
Ecco allora quanto proprio stamane, in una rete sociale, con il suo ha voluto ha innescato, per esaurimento, lo si ammette, questo frustolo: "Questa mattina... il Rettore ha voluto indirizzare a tutta la comunità universitaria un messaggio di saluto...". Senza, sarebbe stato: "Questa mattina... il Rettore ha indirizzato a tutta la comunità universitaria un messaggio di saluto...". Lingua dell'informazione, si è detto. Con o senza ha voluto, sopra quanto è successo, sul fatto, nessuna differenza: ha voluto è allora un orpello?
Lo si conceda, a chi non crede che la lingua si porti sempre dietro un'ideologia. Ciò che pare un orpello in funzione dell'enunciato ('ciò che ha fatto quel rettore o quel presidente o quel papa...') non lo è tuttavia in funzione dell'enunciazione ('io dico a voi...').
Un orpello dice cose essenziali di chi enuncia e, soprattutto, di quale sia la sua attitudine rispetto a ciò che enuncia, anche per il fatto che l'enunciato viene evidentemente ritenuto meritevole di orpelli, in funzione di cosa o di chi vi si trova menzionato e coinvolto.
E qui, in correlazione con la sostituzione, ecco al lavoro il dato della combinazione. Nella funzione di soggetto di ha voluto, il Presidente / il Rettore / il Papa / il Direttore Generale / il Capo di Stato Maggiore e, si precisa a scanso di equivoci, i rispettivi femminili, ove la realtà li rende disponibili, non sono l'eccezione. Sono la norma. Sono insomma rappresentativi della non marcatezza.
Non che in proposito ci sia un impedimento grammaticale, ci si intenda, ma tra "L'operatore ecologico" e "Il Sindaco" non è difficile immaginare chi fungerà da soggetto più probabilmente e chi meno probabilmente nel contesto "...ha voluto ringraziare la cittadinanza per la corretta e lodevole differenziazione dei rifiuti". Si dirà: anche perché chi fa informazione ritiene, magari a ragione, che valga la pena di scrivere di ciò che passa per la testa e dalla bocca di un sindaco più che di ciò che passa per la testa e dalla bocca di un dipendente della relativa azienda municipalizzata (potrebbero essere d'altra parte espressioni irripetibili).
Ma, a ben vedere, dirlo è solo un modo diverso di dire che ha voluto, l'orpello servile, rivela che il contenuto informativo dell'enunciazione è la volontà del suo soggetto grammaticale, nel fare ciò che si dice abbia fatto. A tale informazione, quella procurata dall'enunciato fa soltanto da pretesto (o da contorno). Non il fatto, dunque, ma la volontà soggettiva di un'autorità è quanto si comunica con ha voluto. E, correlativamente, rispetto a tale autorità, con ha voluto chi enuncia rende esplicito il proprio atteggiamento. Servile. Insomma, mai la terminologia grammaticale fu più appropriata. Ha voluto esprime il tratto pertinente di chi lo enuncia: lingua da servo. Servile.
E qui giunti, grazie all'amara e corrosiva fantasia di Paolo Villaggio, tanto di coloro che, nel contesto specificato, pensano di farsi belli con ha voluto, quanto di coloro che da ha voluto si considerano onorati (c'è persino chi se lo attribuisce riflessivamente: "...voglio anzitutto salutare..."), combinazione e sostituzione o, per dirlo con una definizione disciplinare, la linguistica in purezza consente, capendo, di ridere parecchio:
Il Megadirettore Galattico / il Duca Conte Maria Rita Vittorio Balamam / l'Onorevole Cavaliere Conte Diego Catellani / il Duca Conte Pier Carlo Ingegnere Semenzara / la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare / il Direttore Totale Dottor Ingegner Gran Mascalzon di Gran Croce Visconte Cobram / il Direttore Naturale Duca Conte Pier Matteo Barambani / il Professor Guidobaldo Maria Riccardelli ha voluto...
Non si può non manifestare devota gratitudine ad Apollonio per quanto ha voluto significare.
RispondiEliminaL'acuta Lettrice sa d'altra parte che quanto il grato Apollonio vuole significare, più che significativo, è significante.
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