"La faculté de prévoir l'avenir dans un certain ordre d'événements est fort indépendante, en effet, de révélations, de visions et de magie. Elle s'appartient à quiconque est doué d'une profonde sensibilité, d'un jugement droit, et d'une longue aptitude à l'observation. La raison du phénomène saute aux yeux. C'est que l'avenir est un passé qui recommence".
Charles Nodier, nel suo incompiuto M. Cazotte, detta queste parole rivelatrici. E ovvie, come sono sempre le rivelatrici, quando, sorgendo dall'esperienza di vita, la prendono a tema. Scoprono infatti ciò che è sotto gli occhi di ciascuno, ma diviene lampante solo nel momento gli si indirizza uno sguardo autentico. E, non c'è quasi bisogno di dirlo, ciò succede di rado.
Sono giorni in cui ritualmente si guarda al futuro e questo incostante diario giunge così al suo sedicesimo giro annuale. Forte della consapevolezza procuratagli dalle parole di Nodier, augura quindi a chi gli si accosta e lo segue con benevolente curiosità che la porzione di passato che si appresta appunto a ricominciare sia tra le fauste e liete e che la speranza, come sempre dovrebbe, si nutra di memoria.
Meraviglioso augurio, Apollonio, grazie: nutrire la speranza con la memoria rientra nel campo delle scelte; di certo, non è cosa facile né alla portata di tutti, tuttavia possibile.
RispondiEliminaGrazie del conforto, antico Lettore. Vede? Memore della Sua presenza, Apollonio non disperava di trovare chi leggesse il suo voto paradossale. Ma forse meno paradossale di quanto non sia la temperie. Del resto, solo la memoria di quanto gli esseri umani hanno fatto di buono resta per non dichiarare vano l'augurio che siano in futuro capaci di fare altrettanto. E quindi, visto che l'avvenire è un passato che ricomincia, per dirla con Nodier, che si possa nutrire la speranza che a ricominciare sia un passato meritevole di farlo. In altre parole, che, non sempre, ma perlomeno di tanto in tanto, si tratti insomma di un rinascimento.
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