Danteggiare fu dunque illegittimo, anzi impossibile, quanto lecito petrarcheggiare: l'assoluto è per definizione ripetibile e produttivo di serie, l'eccesso si compiace di frutti unici e incomparabili.
"Un'interpretazione di Dante", Paragone, ottobre 1965 (adesso in G. Contini, Varianti e altra linguistica. Una raccolta di saggi (1938-1968), Einaudi, Torino 1970, p. 379)
L'eccesso fu l'Anti-Italiano, l'assoluto il Super-Italiano.
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