
"Si tratta di capire quali sono le situazioni di criticità...", "...i punti di criticità potrebbero essere...", "...dopo avere determinato le possibili criticità...", "...partendo dai dati e dalle criticità...", "...le eventuali criticità vanno affrontate..." e così via.
Apollonio viene da un breve soggiorno in terra italiana, dove si è trovato letteralmente sommerso da una novità:
criticità. Non c'è stata persona di livello che abbia incontrato, ascoltato in radio o visto in tv (intellettuale, politico o altro sfaccendato) che, ovviamente nei contesti adeguati, non abbia fatto largo uso, anzi sfoggio di
criticità. Le espressioni "situazioni critiche", "punti critici", "fase critica", a lui ben note e banali, devono essere divenute obsolete - ha concluso rapidamente -, nell'eloquio della gente di mondo.
Ha interrogato in proposito un paio di professori d'università. Anche loro lo avevano appena esposto a innumerevoli ricorrenze di
criticità (in poco meno di dieci minuti, una decina). Linguisti, peraltro, e specialisti di italiano.
"Perché non dite più
situazioni critiche e dite invece
criticità?", ha chiesto loro. La domanda li ha colti di sorpresa. Gli hanno risposto che, fino al quesito "persiano" di Apollonio, "non ci avevano fatto caso", aggiungendo che "deve trattarsi dell'effetto d'una moda".
Criticità si sarebbe quindi introdotta inavvertita nelle loro chiacchiere e la moda sarebbe una di quelle di cui ci si fa inconsapevoli portatori: così, con le loro risposte, gli hanno almeno voluto far credere.
Sarà. C'è sempre chi pensa, evidentemente, che "...non sanno quel che fanno" valga come attenuante. Ad Apollonio è sempre parsa un'aggravante, soprattutto in funzione di presunte competenze.
Raggiunto un luogo dove ha potuto farlo, Apollonio ha rapidamente aperto il Battaglia e ci ha naturalmente trovato
criticità, attestato, tra virgolette, in un brano del buon don Benedetto (Croce). Nella circostanza, il brano suona gustoso e lo si trascrive qui, senza fare ulteriori controlli, come compare nell'opera lessicografica, per il godimento dei due affezionati lettori: "Non intendo punto, come ho detto, negare al Lombardi né appassionamento né attitudine filosofica, né cultura né studio, ma soltanto, poiché egli è giovane, esortarlo al pensiero esatto e allo scrivere nitido e, insomma, ad accrescere in sé l'interna «criticità» della filosofia, che anch'essa ha continuo bisogno di autogoverno".
Naturalmente, menare scandalo della nascita, nel lessico italiano, di una nuova
criticità sarebbe più che sciocco, e patetico ogni lamento in proposito. Ma qui non è questione di una nascita, quasi sempre evento fausto, quanto di un'epidemia, circostanza per se stessa sempre inquietante, anche, se non soprattutto nel dominio dello spirito, per la sua indubbia relazione con la stupidità.
Da tale prospettiva, infatti, nella deriva dalla singolare attestazione crociana alle moderne, più che plurali, corrive, come non sentire coerente col tempo il mutamento di valore di
criticità e come non eleggerlo a piccolo emblema di una fase critica in cui l'espressione dei dotti (o dei presunti tali), perso lo stile necessario al discernimento e azzerata ogni attitudine critica, manca proprio di autogoverno?