Pare che a Palermo sia cosa fatta. Via Emerico Amari costeggia sul lato Sud-Est piazza Ruggero Settimo, incrocia via Roma e termina sul porto, aprendosi in uno slargo. Ebbene, quello slargo diventerà o forse è già diventato (Apollonio poco si intende della materia, nei suoi aspetti ufficiali) piazza Andrea Camilleri.
La scomparsa dello scrittore empedoclino ha dato a tanti l'occasione d'esprimersi: un mare di schiamazzi viscerali e molte irragionevoli enormità. Tra le enormità, anche le comiche. Tale la proposta di intitolare una piazza a Camilleri in ogni comune d'Italia. Palermo fa da mosca cocchiera.
Non molto tempo fa, un Umberto Eco sardonicamente presago aveva proposto, in una sua (auto)ironica Bustina, "una legge che proibisse di intitolare una strada [o, ovviamente, una piazza] a chi non fosse morto da almeno cento anni".
Utopia, certo. Ma bella utopia. Ancor più che giusta, ove fosse stata adottata, la misura sarebbe stata sana, infatti, e una decisione come la palermitana, contrastandone nei fatti lo spirito nobile e distaccato, dice quanta furiosa insania, anche in simili quisquilie, ci sia oggi nel modo con cui ci si conduce.
[Un paio di giorni dopo: ecco ancora una prova del modo con cui la nazione rispetta il pensiero e onora la memoria dei suoi uomini migliori. Una costante è l'attitudine a far le nozze con i fichi secchi.]
[Un paio di giorni dopo: ecco ancora una prova del modo con cui la nazione rispetta il pensiero e onora la memoria dei suoi uomini migliori. Una costante è l'attitudine a far le nozze con i fichi secchi.]
Nessun commento:
Posta un commento