6 giugno 2020

Sommessi commenti sul Moderno (26): La paura in maschera

In una temperie che non è ancora completamente trascorsa e che probabilmente non solo non trascorrerà in fretta, ma lascerà sedimenti morali e materiali anche di lunga durata, al di là della questione dell'appropriatezza delle misure adottate, qui fuori della pertinenza, fa sorridere e dovrebbe fare meditare che il discorso pubblico abbia dipinto e incoraggiato come una proba prova di civismo ciò che si è invece configurato e sviluppato come una dannata strizza individuale o, al massimo, familista. Insomma, la paura personale ha circolato e circola discorsivamente e ideologicamente mascherata da civica virtù.  
Se ne può sorridere e ci si può riflettere sopra, si diceva, senza proclamare in proposito indignazioni. A modernità ormai putrefatta, sarebbe infatti stupido attendersi che le cose vengano chiamate con i loro nomi dal discorso pubblico e dagli innumerevoli rivoli dei discorsi semi-privati e privati che ne discendono e ne diffondono capillarmente modi e contenuti. E stupido e malandrino (fare sembiante di) avere l'ineludibile pretesa di sentire dire pane al pane e vino al vino.
Come se non si sapesse da più di due secoli che, con quel discorso chiassoso e con i suoi vocianti succedanei, a ogni persona che tiene alla sua libertà e alla sua integrità tocca interagire, per via di mera testimonianza, con una pacatezza critica, leggera e rassegnata. Soprattutto senza alzare i toni e senza mirare all'ascolto di chicchessia, dal momento che, alzandoli, si fa il suo gioco ed è appunto nell'ascolto di chicchessia che esso ha il suo ubi consistam.  

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