"La strada adesso era in leggera discesa e si vedeva Palermo vicina completamente al buio. Le sue case basse e serrate erano oppresse dalla smisurata mole dei conventi; di questi ve ne erano diecine, tutti immani, spesso associati in gruppi di due o tre, conventi di uomini e di donne, conventi ricchi e conventi poveri, conventi nobili e conventi plebei, conventi di Gesuiti, di Benedettini, di Francescani, di Cappuccini, di Carmelitani, di Liguorini, di Agostiniani... Smunte cupole dalle curve incerte simili a seni svuotati di latte si alzavano ancora più in alto, ma erano essi, i conventi a conferire alla città la cupezza sua e il suo carattere, il suo decoro e insieme il senso di morte che neppure la frenetica luce siciliana riusciva mai a disperdere. A quell'ora, poi, a notte quasi fatta, essi erano i despoti del panorama [...].
Il coupé appesantito andò più lento, contornò villa Ranchibile, oltrepassò Terrerosse e gli orti di Villafranca, entrò in città per Porta Maqueda. Al caffè Romeres ai Quattro Canti di Campagna gli ufficiali dei reparti di guardia scherzavano e sorbivano granite enormi. Ma fu il solo segno di vita della città: le strade erano deserte, risonanti solo del passo cadenzato delle ronde che andavano passando con le bandoliere bianche incrociate sul petto. Ai lati il basso continuo dei conventi, la Badia del Monte, le Stimmate, i Crociferi, i Teatini, pachidermici, neri come la pece, immersi in un sonno che rassomigliava al nulla":
La letteratura rimane testimonianza autentica dei luoghi, delle genti, delle cose. E dietro le sconce apparenze, grazie forse soltanto alla letteratura, una verità si può solo immaginarla: severo paradosso.
Per sapere di Palermo, restare in poltrona a leggere Il Gattopardo vale ben più di una visita. Anzi, la visita è sconsigliabile a chi non vuole fare la comparsa nella volgare messa in scena di sconce apparenze, oggi corrente.
Totalmente d’accordo, specie in questi giorni…
RispondiEliminad'accordo, totalmente d'accordo ... nel pensare soprattutto alle suggestioni della mia prima visita (e 'visione') di Palermo, nel lontano 1963 ...
RispondiEliminaApollonio è grato del conforto ad ambedue. Al secondo Lettore o alla seconda Lettrice senza nome Palermo si rivelò (come allora usava, celandosi) nell'anno in cui nelle sale giunse "Il Gattopardo" di Visconti. Oggi, la città è ridotta a una (ormai vecchia e molto malvissuta) Mariannina, per restare figurativamente tra i personaggi minori del romanzo di Lampedusa: "...ma che tristezza, anche: quella carne [...] troppo maneggiata, quella impudicizia rassegnata...".
RispondiEliminaGentile Apollonio,
RispondiEliminaringrazio per la "volgare messa in scena di sconce apparenze, oggi corrente", che mi aiuta a definire il sentimento predominante quando cammino per il centro della mia città (Lombardia manzoniana).
Il suo affezionato lettore
Muro Lena