Sul settimanale culturale del noto quotidiano economico, "Le avventure di un merluzzo" recitava parecchi mesi fa il titolo di un articolo che non poteva non attirare l'attenzione di Apollonio. Almeno in parte, quell'articolo parlava infatti di lui.
"L'uomo è ciò che mangia": così fu scritto con provocatoria autorevolezza or sono quasi due secoli. E sono stati da sempre presenti nell'alimentazione di Apollonio (e nei commerci preliminari che l'alimentazione comporta) lo stoccafisso (u piscistoccu, nella saporita memoria di una Messina tanto anelata durante l'infanzia e l'adolescenza), il baccalà e i naselli mediterranei che in Sicilia passano sotto la designazione di mirruzzi, ma che, appunto, non sono merluzzi, come li denomina il relativo italiano regionale.
A illustrare vistosamente il pezzo e la pagina, cosa ci stava allora a fare quel mucchietto di sugherelli o suri (in Sicilia, con varianti locali, sauri)? Pesce azzurro che coi merluzzi (o coi naselli, loro parenti) condivide solo l'ovvio iperonimo e, con altrettanta ovvietà, il fatto d'essere commestibile, ma in modo diversamente gradevole (donde un differente pregio).
Insomma, una sciatteria redazionale che ad Apollonio parve e ancora pare indice di un degrado già segnalato in questo diario. Indice non meno degno di nota, dal punto di vista culturale, di quello che attesterebbe, si ponga, la presenza di un ritratto di Ugo Foscolo a illustrare uno scritto che avesse a tema Alessandro Manzoni.
Che Apollonio sappia, in proposito, nei fascicoli seguenti di quel settimanale non sono comparse rettifiche. Evidentemente, per chi lo sfoglia e per chi lo cura (e letteralmente non ha saputo che pesce pigliare), merluzzo o suro, che differenza fa?
Di cultura, di qualsivoglia cultura, non si conosce tuttavia definizione migliore di quella che la identifica con la capacità di discernere, di fare di un àmbito che agli ignari si presenta come indistinto e confuso (liquido, si direbbe oggi, e non solo a proposito di pesci) un sistema di elementi che trovano nella discretezza la loro identità.
«dopo qualche morso il merluzzo o l’orata maciullata venivano ributtate dietro le sue spalle», nel mare - come si sa - di Augusta
RispondiEliminaGrazie, gentile e attenta Lettrice: in un minuscolo dettaglio lessicale, ecco appunto occhieggiare l'italiano regionale nella prosa di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Non è il solo caso.
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