A parziale fondamento intellettuale, e si vorrebbe dire anche morale, di una civiltà in cui si pretende ancora d'essere iscritti (chissà con quanta ragione, c'è da chiedersi), sta l'Iliade.
Non è rappresentazione poetica di stati umani e sovra-umani di concordia, è appena il caso di ricordare. Forse vale però la pena di osservare come il dissidio messo in scena dal poema non oppone buoni e cattivi. E ciò vale tanto per gli umani, per i quali la contesa è ovviamente mortale, quanto per i sovra-umani, per i quali essa non lo è.
Se il poema aspirava a suscitare stati d'animo in chi un dì lontano lo ascoltava, in chi poi lo ha letto e in chi ancora lo legge, non ne fomenta nessuno che si appoggi basilarmente sopra la distinzione tra buoni e cattivi. Rabbia, pietà, orrore, ammirazione, sdegno, commiserazione, ribrezzo, scherno: in linea di principio, erga omnes. E, con i medesimi bersagli, uno per uno, i sentimenti conversi.
Immaturità di un pensiero e di un'epoca che, certamente per un errore di prospettiva, vengono considerati aurorali e, a ben vedere, erano invece pienamente e luminosamente diurni?
Decrepito tramonto di una rimbambita temperie, piuttosto, in cui, non da ieri, chi ha pretese intellettuali emette giudizi e divide il mondo in buoni e cattivi.
Per quanto mi riguarda, vi assimilo lo stato d'animo nel quale completo, con assiduità e conforto, gli schemi dei sudoku.
RispondiEliminaAlla cortese Lettrice, Apollonio confessa di non avere mai praticato quel passatempo e, anche volesse condividere il relativo sentimento, di ignorare qual esso sia. Ma grato per la lettura e l'attenzione.
EliminaChi ha pretese intellettuali? No, a dividere fra buoni e cattivi è chi ha pretese "politiche"
RispondiEliminaSenza dubbio, il Lettore o la Lettrice senza nome ha ragione. Ma Apollonio immagina non gli/le sfugga che, perlomeno da tre secoli, con fasi più o meno parossistiche, intellettuali che politicheggiano sono la norma.
Elimina