26 ottobre 2007

Intolleranze (1): Svariato

Apollonio lo dichiara subito: con svariato non è obiettivo. Aggettivo o participio che sia, lo trova intollerabile. Sentimenti diversi gli suscita il verbo svariare, con quella sua aria da flâneur che svariato proprio non ha e, del resto, non ha mai avuto.
Non che la varietà non piaccia ad Apollonio: anzi. Varietas delectat è uno dei suoi motti preferiti (e lo ripete fino a diventare noioso, anche a se medesimo). Ma svariato no: proprio non lo tollera.
È convinto del resto che esso porti dentro la paurosa tabe dell'uniformità, che sia intrinsecamente falso e menzognero, che sia insomma la maschera che tenta malamente di nascondere e quindi rivela il peggiore piattume.
Lo si consideri già nella forma. Lo si compari al serio e modesto vario, di cui svariato è infine solo una variante andata a male, avariata. Un inutile –ato che da un lato millanta un’inesistente perfettività, dall’altro, con una sillaba in più, banalizza la forma.
Con svariato si prende così l’onesto vario e lo si fa convergere, incolpevole, verso gli “uto, ito, ato” che conchiudevano gli sgangherati resoconti da Palazzo Chigi del parodistico giornalista inventato e impersonato da Mario Marenco, anni fa, per Alto gradimento (Apollonio non ne ricorda il nome: tra chi lo legge, qualcuno ne ha memoria?)
Né funzione meglio appropriata garantisce la s–. Non si capisce cosa ci stia a fare, se non a determinare l’enfasi, il turgore fonico del nesso consonantico iniziale.
Ne viene fuori una parolaccia, che comincia gonfiandosi e termina qualunque.
Sì, qualunque. Ed è così che svariato finisce giustamente per fare la figura miserabile dell’aggettivo indefinito che, vergognandosi d’essere tale, si dà arie da aggettivo qualificativo.
Se svariato qualifica qualcosa, però, è solo l’afasica verbosità di chi lo adopera.

Non hai nulla da dire? Di’ “svariate cose”, costi quel che costi.
E se le dici, avrai certamente “svariate ragioni”. Si può stare sicuri, però, del fatto che, invocandole tutte, quelle ragioni, non ne saprai indicare precisamente nessuna (perché del resto nessuna è precisa nella tua mente). Nella migliore delle ipotesi, stai facendo il furbo.
E quello svariato, come tutte le parole inutili che prosperano sulla bocca d’ogni stupido, uno scopo ce l’ha. È una minaccia e un attentato alla grazia della vita e della lingua: “Guai a chi me ne chiede conto. Dico svariate cose, e insensate, perché così ho voluto. Ito. Ato”.

Lingua loro (6): "Pausa pranzo con lunch"

Ottobre 2007. Meeting annuale di un’associazione italiana di studiosi di lingue e linguaggio, la più pedante. Apollonio, con l’improbabile nom de plume della sua vita accademica, ne fa peraltro parte da trenta anni. Conseguenza: qui si narra una favola che narra del suo narratore. “Well, nobody’s perfect” e, come dice Heinrich Wiesner, "Humor hat seine Wurzeln im Schmerz".
Ed allora, excerpta dal "programma esteso [?] delle tre giornate di convegno", come lo si legge in rete:
GIOVEDÌ 25 OTTOBRE

16.45 - Coffee Break

VENERDÌ 26 OTTOBRE

13.00 - Pausa pranzo con lunch


Un anno fa, circa. Annuncio pubblicitario televisivo di una nota marca di caffè. Sul ponte di coperta di una nave da crociera, il Comico. Piomba d'improvviso la Spalla. Ha l’aria e i modi dell’attempato giovanotto che incarna le tendenze (incarnare le tendenze è attitudine che non tramonta mai).
Con l’accento dell’italiano che fa l’anglofono, si rivolge al Comico: “Hallo, boy… ci facciamo un lunch, un brunch, un coffee break?”.
Il Comico, a bocca aperta e lievemente sconcertato: “Ma che stai a di’?”.
La Spalla: “È l’idioma…”.
E il Comico: “Aaaah, è l’idioma… eh, se ne incontrano de idiomi ne la vita…”

Ovvio, a pensarci. Come direbbe George Clooney, what else a un convegno di linguistica?
“Lingue, ethnos e popolazioni”: un’autentica evidence che sarebbe piaciuta a Ferdinand de Saussure. E a Ettore Petrolini.

Ecco il collegamento con YouTube, per chi volesse
rivedere la gag, con il suo contorno pubblicitario.
Ed ecco il collegamento con il
Ultimissime, da uno dei nostri inviati al meeting: pare che (il) lunch sia stato cassato (almeno dalla versione a stampa del programma). Resipiscenza o taglio ai fondi?