Il commento d'un amabile lettore al frustolo che precede, con un sentimento di sorridente condivisione, richiama alla memoria d'Apollonio un pensiero che gli attraversa regolarmente il capo, da qualche tempo.
Si fosse aggirato oggi tra le "genti / del bel paese, là dove 'l sì suona", attento osservatore e testimone veritiero della realtà linguistica della sua nazione, Dante avrebbe dovuto comporre diversamente il suo verso. Non più il semplice "sì" suona tra tali genti ma l'"assolutamente sì".
L'idioma di chi si preoccupa delle "criticità" o trova "solare" una ragazza, di chi a Costanza si rivolge con un Costa e con un Fede a Federica, di chi, finalmente, s'introduce con quel "salve" che ad Apollonio fa desiderare d'essere piuttosto privato (e per sempre) dello sbilenco saluto ha infatti smesso d'essere il volgare del sì ed è divenuto il volgare dell'"assolutamente sì".
Intollerabile? Assolutamente sì.
[E, pensiero da linguista diacronico paradosso, caso mai l'innovazione perdurasse e finisse veramente per stabilizzarsi nel sistema, che diavolo d'esito avrà dato tra qualche secolo? Tra qualche secolo? Santo cielo, sulle sorti dell'idioma in questione, come si vede, Apollonio non riesce a trattenere l'empito del suo irragionevole ottimismo. Ne chiede venia.]
Magari la stabilizzazione nel sistema è tutt'altro che scontata, grazie alla protezione sovrannaturale di Fredericus
RispondiEliminacesar et benegenitus eius Manfredus: coloro che conservano qualche peduncolo di radice in un originario dialetto che sia ben vivo, in specie meridionali ma non esclusi Veneti e Liguri, mi sembrano per lo più indenni. La diffusione maggiore è in alcune metropoli settentrionali, in specie Milano, il cui dialetto è desueto. Si tratta d'impressione ricavata da contatti numerosi con italianofoni d'ogni origine, corroborata da fantasia di desiderio.
Immuni da "assolutamente sì"?
RispondiElimina‘nca certu!
Blak