14 aprile 2025

"Morte cerebrale" e "clinicamente morto": scherzi della lingua

"Kentucky man declared brain dead 'woke up' during organ harvesting": la notizia è stagionata e la fonte affidabile. Potrà agevolmente verificarlo chi legge, se segue il collegamento. 
Apollonio non ha nulla da dire nel merito. A stento può esprimersi sulle quisquilie oggetto di una lunga militanza, condivisa con il suo alter ego. E il pezzo giornalistico in questione stava appunto in una cartella in cui si trovano, gettati a casaccio, reperti di accidentali letture. Da lì, lo si sta qui riesumando, per una considerazione marginale e di stretta (im)pertinenza linguistica.
Mesi fa, mutatis mutandis, questo pezzo ricordò infatti ad Apollonio un celebre aneddoto narrato da Benjamin Lee Whorf e presente in pubblicazioni divulgative della disciplina, oltre che in suoi corsi di base. 
L'espressione empty drums - raccontò Whorf, che aveva lavorato per una società assicuratrice specializzata nel settore degli incendi industriali - aveva convinto un poveraccio qualsiasi che accendere una sigaretta accanto a quei fusti non fosse controindicato. 
Per ignoranza, costui era inconsapevole del fatto che, utilizzati per il trasporto di liquidi combustibili, pur svuotati dei liquidi, i fusti erano in ogni caso colmi dei vapori correlati, vapori molto infiammabili, e quindi tali da rendere i fusti vuoti pericolosi perlomeno quanto i pieni. Ne era conseguito un disastroso incendio.
Non sono certo dei poveracci e degli ignoranti coloro che si servono, dicono, a ragion veduta, di espressioni come morte cerebrale o clinicamente morto e, servendosene, se ne determinano per compiere le relative azioni. Tuttavia l'effetto rischia di essere comparabile con quello descritto da Whorf (c'è da sperare, solo sporadicamente). Non c'è espressione infatti, anche la più tecnica, che non porti con sé un punto di vista.
E non c'è di conseguenza livello di sofisticazione della cultura umana, in cui la lingua, feroce, non possa prendersi gioco di chi s'illude di padroneggiarla, facendone una fredda terminologia. In cui la lingua non possa di conseguenza fare scherzi irreparabili a un illuso padrone e alle incolpevoli vittime della sua presunzione. Perché, come ci sono fusti che capita di dire vuoti, quando sono regolarmente pieni, ci sono persone che capita di dire morte, quando invece, anche fosse solo per un imprevedibile accidente, non lo sono.

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