Tra coloro che benevolmente leggono questo diario, c'è chi ha osservato che il titolo del frustolo immediatamente precedente dichiara una scelta ortografica e, interpretandolo come un segno, ne ha chiesto ragione ad Apollonio.
Non c'è tema comparso in questo diario che non sia una quisquilia: stanno lì la sua forza e la ragione della sua esistenza, ritiene vanitosamente chi lo tiene in vita.
Anche alle quisquilie c'è però un limite. E quella ortografica che concerne eventualmente il titolo in questione oltrepassa il limite e di molto. Non è nemmeno tra quelle che, con Galileo, si definirebbero "di lana caprina". Si spinge con vertiginosa temerarietà verso la nullità assoluta, verso il Néant.
Può così farne oggetto di giudizio e di opinione solo chi riempie con la debordante pienezza della sua figura un vuoto privo persino di un'eco.
Non è appunto il caso di Apollonio. Non sono lui e il suo parere a dare valore alle quisquilie con cui perde il suo tempo. Sono tali quisquilie a dargli, caso mai, la fantasmatica consistenza che può vantare.
In conclusione: Apollonio scrive se stesso. E continuerà a farlo. Non è un'opinione. È un comportamento.
Ma la lana caprina è mai esistita, se non in - mirabile, quasi perenne -figura di discorso? Bisognerebbe forse ricorrere agli Annales.
RispondiEliminaPare di sì, all'origine (lontana) della metafora, gentile Lettrice.
EliminaConcordo su "se stesso"; pure, un mesetto fa, un Redattore (maiuscola voluta) di una (nota) casa editrice mi ha redarguito: "[la casa ed.] segue la grammatica di Serianni, dunque usa 'sé stessa / stesso' accentato' " (testuale)
RispondiEliminaOpportuna testimonianza, concorde Lettore (suppone Apollonio, quanto al genere). In effetti, da qualche tempo l'accento si è visto spesseggiare in pubblicazioni di diverse case editrici. Sulla auctoritas in proposito invocata, vale, con Virgilio, la millenaria raccomandazione: parce sepulto. Certo, potrebbero esserci cose più di rilievo per essere ricordati.
EliminaMi spiace che Apollonio rifiuti l'accento sul sé stesso. Fedele seguace di Serianni, l'ho sempre usato e anche pubblicato un volumetto (Elogio di sé stesso, Edizioni Sabinae) contro i guasti delle maestre che hanno detto di una regoletta insulsa che mortifica la regola generale del sé pronome che dovrebbe sempre essere accentato, così come accade per "sé stante" e "sé medesimo".
RispondiEliminaAd Apollonio, Discolo proprio perché fedele seguace di nessuno, spiace che il suo comportamento (ribadisce: comportamento) spiaccia al suo gentile Lettore. Ma confida sul fatto che egli riconosca che ci sono dispiaceri più grandi e che, a volere correggere le maestre, si finisce per pretendersi maestre (o maestri) anche più di loro... Una deriva inarrestabile.
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