...o ad honorem. L'uso degli atenei di concedere titoli accademici "per chiara fama o in riconoscimento di alti meriti" era piuttosto sporadico ancora negli anni, non remotissimi, in cui l'alter ego di Apollonio, giovane, si accostava all'accademia. E, come si intende, rarità e valore stavano in rapporto direttamente proporzionale.
Pur se rara, la pratica non sfuggiva tuttavia alla rivelatrice tagliola del caustico spirito dell'ethos accademico di un tempo. E Apollonio udì in proposito un utile criterio di giudizio da un prezioso testimone di quell'ethos, a dire il vero, già allora sostanzialmente perento. Ma per tale ragione, tanto l'ethos, quanto il suo ormai sparuto testimone, ancora più cari ad Apollonio e all'alter ego, cultori di anticaglie.
Considerandone l'intenzione (concetto della fenomenologia congeniale alle cogitazioni sperimentali di quell'uomo di scienza), un conto, diceva, è una laurea honoris causa che onora il laureato, un conto diverso è quella che (si ribadisce, nell'intenzione) onora chi la dà.
Il cinema non era una passione di quel maestro, che ne aveva di più nobili. Lo è invece, con dilettantesca modestia, di Apollonio, come sanno i due lettori di questo diario. E a illustrare il secondo caso, ove fosse necessario un chiarimento, nulla soccorre meglio, ritiene Apollonio, dell'episodio con cui Federico Fellini, in Amarcord, rese conto del nomignolo che a Rimini era stato assegnato a una rilevante figura professionale della società cittadina: "la Gradisca".
A ragionare per tratti, l'opposizione tra 'onore per chi la riceve' vs. 'onore per chi la dà' può dunque essere rappresentata come specificazione del tratto [α Gradisca]'. Il metodo ha d'altra parte il merito di definire anche i casi di neutralizzazione del tratto, tanto nell'evenienza, rarissima anche nel passato, di un onore reciproco, tanto in quella di un disonore reciproco e di norma, tra le pompe, completamente inconsapevole: circostanza che, di certe cerimonie, con il contributo dei media, amplifica l'involontaria comicità.
Diversamente da un tempo, oggi una laurea honoris causa pare non si neghi più a nessuno intorno al quale, per qualsivoglia ragione, il mondo abbia fatto un po' di chiasso. E, correlativamente, pare che, proprio alla maniera di quel professionale personaggio felliniano, qualsiasi istituzione accademica sia pronta a darla, ricavandone, ritiene, il relativo lustro: "...signor Principe, gradisca...".
[ Ove fosse necessario un ripasso: https://youtu.be/KfmwmEYP77A?si=4Z4aDGGUFi_qnv24 ]
In un precedente invio, avevo ricevuto (e riconosciuto) la foto di Fellini e della sua "Gradisca", ma senza la possibilità di accedere al link e leggere dunque i relativi contenuti. Per qualche oscuro motivo - che certi maestri viennesi saprebbero senz'altro spiegare - mi è sovvenuto un ricordo della mia nonna paterna, che spesso commentava le novità del giorno utilizzando i versi delle canzonette. Pertanto, mentre mio padre e i suoi amici, discutevano di politica, risuonava in sottofondo una vocina che canticchiava: "Parole, Parole, parole. / Parole, soltanto parole...". Rispetto al tema in oggetto potrebbe invece andare bene: "Le stelle sono tante, / milioni di milioni, / la stella di *** vuol dire qualità".
RispondiEliminaApollonio, che condivide con il Lettore o la Lettrice senza nome i ricordi di quei tormentoni pubblicitari e musicali - l'età procura, senza sforzo, simile dottrina -, confessa tuttavia di non cogliere la pertinenza del commento e di non avere conseguentemente una risposta che vada oltre un ringraziamento per l'attenzione.
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