Potere, dovere, volere: "verbi servili". Al di là della vizza terminologia grammaticale, chissà se allo spirito di coloro che sono usi designarli così si è mai presentato il sospetto che la qualificazione suoni invece molto appropriata al loro uso discorsivo. Potere, dovere, volere: servili perché ne abbondano la parola di chi si fa servo e, naturalmente, quella di chi volentieri lo asservisce.
E allora si useranno spero, promitto e iuro. Anche senza aspettarsi granché dall'avvenire, rimane la curiosità.
RispondiEliminaApollonio concorda, fine Lettore o Lettrice senza nome, sulla curiosità ma resta del parere espresso più di un anno fa:
RispondiEliminahttps://apolloniodiscolo.blogspot.com/2019/01/a-frusto-frusto-120_1.html
E poi, gli lasci dire, l'ipotesi sul valore morale dell'uso dei verbi servili non concerne il futuro, tempo al quale la filologia non si applica, per definizione ("verum et factum convertuntur"). Concerne invece il passato e, a partire dal passato, ciò che, quanto agli esseri umani, forse non dipende dal tempo.