6 novembre 2025

Linguistica da strapazzo (59): "Paghiamo?"


A differenza di Apollonio, che esiste senza vivere, il suo alter ego sconta la sua esistenza con una vita e con i relativi impicci. "Paghiamo?", si sente dire perciò dall'addetta alla riscossione del saldo delle parcelle all'uscita da uno studio medico in cui ci si è occupati di lui (niente di preoccupante; o il contrario: l'età). E - benedetta perversione! - malgrado l'onere, se ne sente divertito e ne sorride, in compagnia dell'inseparabile Apollonio che qui ne rende rapida testimonianza, per condividere lo spasso con i suoi due lettori. 
C'è un'interrogazione che pretende di attenuare la cogenza di un invito e paradossalmente l'enfatizza. E c'è una quarta persona, altrove paternalistica e comune nell'interazione, sottilmente autoritaria, di chi cura verso chi è curato ("Prendiamo la medicina?", "Controlliamo la temperatura?), che dalle corsie e dalle sale operative si deve essere estesa alla cassa e alle correlate pratiche commerciali. 
Non c'è 'noi', d'altra parte, che non deve inquietare chi, spesso innocente, vi si trova coinvolto, ha osservato da sempre l'alter ego di Apollonio. Se pare buono, quel 'noi', perché suona a torto o a ragione come inclusivo (e questo è un caso), deve inquietare ancora di più: "Armiamoci e partite". Chi bada ai suoi interessi e non ai tuoi (casca a fagiolo, questa bella seconda persona) è sempre meglio averlo di fronte che alle spalle: "Tu paghi e noi incassiamo".
Oltre che nel lessico che, come si sa, è un fantasmatico cafarnao, non c'è dunque aspetto di quella sortita estemporanea che non giochi nello spazio concesso dalla lingua, come sistema, tra funzioni e forme. Si è inventata un'etichetta specifica, pragmatica, per designare l'attenzione specialistica a circostanze linguistiche come la menzionata. Del resto, con semantica, se ne era già molto tempo prima inventata una per rendere lo stesso servizio all'attenzione per il significato (ohibò! E il significante?). Complicazioni inutili. O meglio, utili a moltiplicare le presunte specializzazioni, i correlati insegnamenti accademici, i congressi, le riviste e il resto dell'apparato che promuove (e spesso soffoca) la curiosità per la lingua, forma principe dell'espressione umana, nei luoghi deputati.
Forme e funzioni, s'è detto invece e semplicemente, e gioco sistematico dell'espressione che a tutto provvede, fuori del procurare un supporto all'ingenua credenza della cruciale corrispondenza del detto alla realtà.