"Chi è più leggittimato a raccontarci la verità del cinema?"
Il Sole 24 Ore Domenica - 25 settembre 2011, n. 262, p. 27, come sottotitolo redazionale di un pezzo dal titolo "Fenomenologia del critico", qualificato come "Elzeviro" (cioè "articolo di fondo della pagina letteraria di un giornale, generalmente
di argomento culturale, di critica, di saggistica, o anche con prose
d’arte..."). Argomento per un bel dibattito, sul medesimo giornale: un elzeviro con un sottotitolo del genere va considerato un segno dell'ineluttabile declino italiano? O, con un po' più di impegno e ritardando il pensionamento di qualche correttore di bozze, ce la si può ancora fare, considerate le risorse italiane di grande nazione industriale?
[Una nuova rubrica? Chi lo sa. Piuttosto l'ipotesi d'un modesto periodico omaggio a una perduta figura professionale (o a una vocazione) che già i tempi presenti ci dicono quanto fosse importante come depositaria dell'autentico valore di un'intera civiltà dello scrivere: il correttore di bozze. Apollonio ha da raccontare, in proposito, una piccola vicenda occorsa al suo alter ego secolare. L'ha già narrata? Forse sì. Se è così, lo perdonino i più fedeli dei suoi cinque lettori. È vecchio e un po' svanito. Ma se di ripetizione si tratta, sarà di giovamento. In breve, la storia è questa. Per simpatica offerta di un premuroso sodale, capitò che, anni fa, appunto l'alter ego di Apollonio pubblicasse un libro con una casa editrice, piccola ma allora volenterosamente rampante, che (lo scoprì quando il volume era già nelle librerie) come misura di risparmio non prevedeva una revisione professionale delle bozze di stampa. La precauzione finanziaria non impedì naturalmente alla casa editrice di fallire lo stesso in meno di un decennio, lasciando dietro di sé quella sottile bava di minuscole nefandezze che con poca spesa avrebbe potuto, esse sì, risparmiare all'umanità. Tra le quali, appunto la seguente. Nel file destinato alla stampa, quel testone dell'autore aveva improvvidamente depositato, insieme con molti altri, il mostro ortografico "un'intento normativo". Con Apollonio, egli ammette senza pudore che cose del genere non gli capitano di rado: i suoi manoscritti sono pieni di oltraggi alla buona educazione. Ma tra gli spropositi ortografici, il genere appena menzionato è il suo, involontariamente, preferito. L'evenienza del caso si presentava poi gustosissima, con quell'attributo "normativo" a sottolineare la castroneria, come sarcastico sberleffo. Ebbene, del fatto si accorse quando, esattamente a pagina 19 del libro stampato, il mostro, se lo ritrovò intatto davanti, sua fedele immagine allo specchio che l'intervento salvifico di nessun correttore di bozze aveva, con un rapido ed elegante tocco di penna, mascherato. E dunque se de te fabula..., sapere chi veramente giochi qui e altrove da seconda persona resta questione aperta].
[Una nuova rubrica? Chi lo sa. Piuttosto l'ipotesi d'un modesto periodico omaggio a una perduta figura professionale (o a una vocazione) che già i tempi presenti ci dicono quanto fosse importante come depositaria dell'autentico valore di un'intera civiltà dello scrivere: il correttore di bozze. Apollonio ha da raccontare, in proposito, una piccola vicenda occorsa al suo alter ego secolare. L'ha già narrata? Forse sì. Se è così, lo perdonino i più fedeli dei suoi cinque lettori. È vecchio e un po' svanito. Ma se di ripetizione si tratta, sarà di giovamento. In breve, la storia è questa. Per simpatica offerta di un premuroso sodale, capitò che, anni fa, appunto l'alter ego di Apollonio pubblicasse un libro con una casa editrice, piccola ma allora volenterosamente rampante, che (lo scoprì quando il volume era già nelle librerie) come misura di risparmio non prevedeva una revisione professionale delle bozze di stampa. La precauzione finanziaria non impedì naturalmente alla casa editrice di fallire lo stesso in meno di un decennio, lasciando dietro di sé quella sottile bava di minuscole nefandezze che con poca spesa avrebbe potuto, esse sì, risparmiare all'umanità. Tra le quali, appunto la seguente. Nel file destinato alla stampa, quel testone dell'autore aveva improvvidamente depositato, insieme con molti altri, il mostro ortografico "un'intento normativo". Con Apollonio, egli ammette senza pudore che cose del genere non gli capitano di rado: i suoi manoscritti sono pieni di oltraggi alla buona educazione. Ma tra gli spropositi ortografici, il genere appena menzionato è il suo, involontariamente, preferito. L'evenienza del caso si presentava poi gustosissima, con quell'attributo "normativo" a sottolineare la castroneria, come sarcastico sberleffo. Ebbene, del fatto si accorse quando, esattamente a pagina 19 del libro stampato, il mostro, se lo ritrovò intatto davanti, sua fedele immagine allo specchio che l'intervento salvifico di nessun correttore di bozze aveva, con un rapido ed elegante tocco di penna, mascherato. E dunque se de te fabula..., sapere chi veramente giochi qui e altrove da seconda persona resta questione aperta].
Vedo una profonda saccatura che interessa la nostra Penisola, attraversata da correnti fredde provenienti dal mar Baltico. Anche se quel diluvio di "G" sembra portato dal ponentino e dallo scirocco, venti notoriamente fannulloni, inquietanti, inquinati e inquinanti la paludata stampa dell'Italia che produce.
RispondiEliminaIn ogni caso piove, sulla lingua e sull'economia.
Invece il Suo alter ego sarà stato certo vittima di un incrocio di pianificazioni, tra intento e intenzione e la fabula, in questo caso, parla ...de me (accidenti, il ponentino ancora soffia)!
Blak