Riappare il buon Nando. Ne hanno memoria i cinque lettori di Apollonio? Sì, proprio lui: lo scolaro, per dir così, meno brillante della classe. La natura non l'ha destinato alle scuole di eccellenza. A dire il vero, nemmeno la società. E ciò, francamente e considerato il suo delizioso candore, non potrà essere considerata la peggiore delle sue disgrazie.
Qualche giorno fa, il buon Nando chiama Apollonio. Non riesce ad andare oltre, gli dice, le prime pagine del libro, uno qualsiasi, a esser precisi, che gli han dato da leggere per preparare l'esame di linguistica. Da cui, scemo com'è, pensa subito Apollonio, certamente uscirà ancora una volta bocciato.
Quelle pagine, non le capisce, protesta Nando al telefono. E se non le capisce, come fa ad andare avanti? Gli compita un passaggio, lui pretende, cruciale: "...il linguaggio è la facoltà di associare il contenuto all'espressione allo scopo di manifestarlo". Ripete: "...allo scopo di manifestarlo... E che ne so io dell'intenzione di...?" E qui si ferma.
Quelle pagine, non le capisce, protesta Nando al telefono. E se non le capisce, come fa ad andare avanti? Gli compita un passaggio, lui pretende, cruciale: "...il linguaggio è la facoltà di associare il contenuto all'espressione allo scopo di manifestarlo". Ripete: "...allo scopo di manifestarlo... E che ne so io dell'intenzione di...?" E qui si ferma.
Dall'auricolare, Apollonio quasi sente le poche e arrugginite rotelle del cervello di Nando che, muovendosi a fatica, stridono: un gemito che invoca pietà. "...di... ...di... E di chi? Guarda: - a quel punto la sua voce è un fiato flebile - di chi sia lo scopo non c'è scritto, nel libro. Come faccio allora a saperlo? M'ero immaginato di poterlo chiedere: 'Scusi, la sento parlare, perdoni l'impudenza, lo so che son fatti suoi, ma lei, il suo contenuto, quando lo associa all'espressione, lo fa con lo scopo di manifestarlo? È proprio sicuro? Non è che per caso, associandolo, lei voglia fare altro? Sa, se ne sentono tante in giro, di gente che, con gli scopi più turpi, capita associ i suoi contenuti alle espressioni contro natura, persino, si figuri, per celarli...'".
"Ma dai! Smettila, Nando" gli ha risposto Apollonio, infastidito "Sei proprio scemo. M'hai letto meno di una riga. Vedrai che, andando avanti, te lo si dice di chi è lo scopo e così, volendo, saprai a chi chiedere. E poi, quando mai s'è visto che bisogna andare in giro a verificare se risponde a verità ciò che scrivono i manuali universitari delle discipline morali... Fattene una ragione. Se c'è scritto che lo scopo è di manifestarlo, il contenuto, quando lo si associa all'espressione, sarà così. Chi scrive i libri, di linguistica poi, sa bene ciò che fa. Impara a ripetere quanto c'è scritto e basta: vedrai che stavolta ce la fai a passare l'esame".
"Ma qui, proprio sotto, oltre che di un 'figlio maschio del fratello del padre di X', che io proprio non conosco (anzi, me lo presenti, se lo conosci tu?) e che, dicono, sarebbe un contenuto (a me, a dire il vero, pare anche un'espressione), a parte un tale sconosciuto, ti dicevo, non si parla che di api. Che dici? Cosa mi consigli? Provo a prenderne una e, sotto minaccia di non lasciarla andar via, la interrogo? Magari me lo confesserà, qual è il suo scopo: 'Ebbene sì, al contrario delle mie compagne che lo fanno per scopi che la decenza mi impedisce anche solo di evocare, io sono un'ape perbene e danzo al ben costumato fine di manifestarlo, il mio contenuto'..."
Apollonio, sconsolato, interrompe a quel punto la comunicazione: con Nando, e con la sua espressione da bestia, non riesce mai ad avere la meglio.
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