Non la serena e antichissima (se non ancestrale) consapevolezza umana di un incessante divenire ma una sua ideologizzazione è tratto pertinente del Moderno e, forse, fattore determinante della sua putrefazione. Così, ogni moderno cantore del cambiamento ne è in realtà più un astratto ideologo che un saggio esperiente, quando non si tratti (e non è caso raro né esclusivo) di un saccheggiatore della memoria (cioè della cosa più sacra, proprio in funzione dell'esperienza del mutamento) che veste di impersonali pretesti la personale miseria dei propri atti: "Sto devastando un'antica e valorosa bellezza, sì. Ma come diversamente? Non vedi? Tutto sta cambiando".
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