17 gennaio 2025

"Mi è piaciuto" / "Non mi è piaciuto", come segnali del fallimento della formazione umanistica

Si cerca una prova del fallimento del modello di educazione alla conoscenza e alla fruizione delle arti e delle lettere che vige nel modello scolastico nazionale (dalle elementari all'università)? 
La si ha ogni volta che si sente un italiano istruito o un'italiana istruita commentare, se non unicamente, certo crucialmente con un "mi è piaciuto" o un "non mi è piaciuto" la propria esperienza di un libro, di un film, di un quadro, insomma, di un qualsivoglia prodotto di un impegno artistico. 
Varianti correnti e più enfatiche, come oggi si deve, sono in proposito "mi ha emozionato" o "non mi ha emozionato" e simili. 
Negli ultimi decenni, una situazione già grave si sta in effetti ulteriormente aggravando, in proposito. E quel che sembra innovazione è solo deteriore conferma di un tratto persistente di una cultura nazionale che non ci si deve peritare di qualificare, oggi più che mai, anche come popolare (e scadente).
Sono tutte lampanti e crescenti dimostrazioni che da anni di insegnamento, per dire così, umanistico (presente in misura variabile nella scuola italiana di ogni ordine e grado), gli italiani e le italiane ricavano soltanto "io" (o "noi", come sua superfetazione) come criterio e come strumento deputati allo sviluppo e all'espressione di uno sguardo critico sul mondo dello spirito.
Si trovano in pratica dotati e dotate solo di quel parametro infantile e grossolano che ciascuno possiede già da prima di entrare nel sistema della formazione e che sostanzia un gusto nativamente costituito, si direbbe con rivelatrice figura, nell'esperienza alimentare dei cucchiaini di pappa ingoiati nella più tenera infanzia. 

9 commenti:

  1. ahi quanto è vero: il tuo articolo mi è proprio piaciuto....!

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    1. Apollonio Discolo17/1/25 15:56

      Al Lettore o alla Lettrice, Apollonio è molto grato della tempestiva, puntuale, ancorché anonima, conferma...

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    2. "mi piace" o "non mi piace" sostenuto con le bombe atomiche è anche peggio: è l'homo sapiens che è fatto così

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    3. Apollonio Discolo18/1/25 11:44

      Il frustolo ha un tema minuscolo e pedante, Lettore o Lettrice senza nome. Apollonio, pur grato del commento, non riesce a seguirLa nella vertiginosa generalizzazione etica e teoretica (che suona, gli creda, da assoluzione: così fan tutti/e). Con un sorriso, può solo dirLe che proprio a proposito di "sapiens", ma nel caso specifico, ha qualche dubbio...

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  2. no, nessuna assoluzione, semplice (disillusa) constatazione, senza nessuna fiducia che l'homo sia "sapiens" più di quanto sia paradisiaca la località "Paradisi" sull'isola di Rodi...

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  3. ...e poi sono arrivati i ❤, i 😊 ed affini, e soprattutto i famigerati "like", ormai sostantivi, universalmente - più veloci del rigurgito di un infante.

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    1. Ma i vili meccanici che si esprimono con immaginette forniscono innumerevoli argomenti di prestigio a chi riceve tali graditissime, nella loro inconsistenza, manifestazioni.

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    2. Apollonio Discolo19/1/25 14:46

      Che sono infine, gentile Lettrice, forse meno rivelatori, nella loro futile immediatezza e palese meccanicità, di formule odierne che, riferendosi esplicitamente alla prima persona, persino nella sua corporeità, la eleggono a figurata sede fisica del giudizio: "Sì, l'ho letto... mi ha tolto il respiro... è stato come un pugno nello stomaco..." e così via.

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    3. Apollonio Discolo19/1/25 17:51

      Anche al Lettore senza nome il cui commento ha incrociato la prima risposta, Apollonio è grato. Dice bene, anche se l'osservazione sposta l'attenzione sul tema perenne della vanità che, di nuovo, non è quello specifico del frustolo. Questo, forse vale la pena a questo punto precisarlo, è ancorato invece a uno spazio, a un tempo (anche se non breve) e a una ideologia (o a una forma mentis). Nessuno direbbe ben fatta la formazione di un tecnico, si ponga, meccanico se, al suo compimento, questa non mettesse in grado chi l'avesse ricevuta di confrontarsi professionalmente con una macchina. Ebbene, è quanto succede, in genere, con la formazione umanistica, riguardo alle lettere e alle arti, ampia o limitata che sia: essa non contempla il cruciale aspetto metodologico. E sforna di conseguenza persone che, come sommariamente dice il frustolo, di fronte a oggetti culturali in linea di principio di loro competenza, sono al massimo capaci di dire "(non) mi piace", perché la loro formazione non le ha educate a sortire, anzitutto, da un nativo soggettivismo impressionistico. Ancor meno le ha appunto fornite degli strumenti che, fuori di quel soggettivismo, permettono di accostarsi agli oggetti culturali con un metodo.

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