11 maggio 2025

Sommessi commenti sull'Ultra-moderno (7): Quantità e qualità

Il tema è frusto e imponente. Questo frustolo non pretende certo di riscattarlo dal suo difetto né di esaurirne la taglia. Segnala soltanto, argomentando alla buona e molto rapidamente in proposito, che la e con cui, nell'espressione comune, si copulano le due nozioni cela la condizione ottimale per un malinteso. 
Il malinteso non è solo da ieri corrente, ovviamente, ma oggi è ben più che corrente in ogni dove, anche dove un dì sarebbe stato impensabile. E condizione assoluta per stabilire valori ed enunciare verità è che si siano contati i tokens, personalmente o, come è ormai pigra norma, affidando il compito a una macchina. Come se la macchina non rispecchiasse ciecamente e alla perfezione l'ordine umano che l'ha istituita e non fosse, eventualmente, scema come colui o colei che se ne serve.
Testualmente presentate come lo sono nel titolo, quantità e qualità si trovano in effetti a essere congiunte sopra un piede di parità. I due lettori di questo diario troveranno oltraggioso che Apollonio ricordi loro cosa è e. E che li inviti a considerare come, nei suoi usi banali (come è appunto in apparenza quello in esame), la congiunzione abbia l'ufficio di coordinare parole equipollenti. Equipollenti nella forma e nella funzione sintattica in maniera che si presta bene a equipollente interpretazione (o, come capita di sentire dire, senso, significato e così via: come si sa, in proposito non ci sono limiti all'invenzione).
Come fossero due tratti, quantità e qualità passano così come caratterizzazioni di egual peso da attribuire a ciò che, si ponga, si intende valutare. E non solo di egual peso, che già sarebbe una prospettiva meritevole di attento esame critico, ma soprattutto, nella loro fondamentale eguaglianza, atte ciascuna a qualificare indipendentemente, l'una senza l'altra, ciò cui si applicano. 
Qualificare: si faccia attenzione. Perché la lingua medesima svela a questo punto il malinteso e dice che tra quantità e qualità non c'è parità di livello ma, per dire così, gerarchia, organizzazione, sistema. Contare le ricorrenze di qualcosa è qualificarlo dalla prospettiva quantitativa. Attribuire a qualcosa una qualità è invece indipendente da qualsiasi quantificazione (ovviamente, a meno che, con una tautologia, la qualità in questione non sia una quantità). 
Indipendente in questa sede vale a dire che, nella determinazione di una qualità, qualsivoglia essa sia, l'atto di qualificare impegna chi lo compie teoreticamente e, si dirà, eticamente. Investe infatti tanto la sua dottrina, la sua capacità di discernere, quanto la sua responsabilità, quindi è cartina di tornasole della sua buona o malafede. Sono questi, com'è appena il caso di dire, ingredienti indispensabili della libertà umana. Affidata alle qualificazioni di mera quantità, la libertà umana può solo perire. 
Ma è già gravemente ammalata (e lo è - lo si ribadisce a scanso di equivoci - non da oggi) quando la coppia quantità e qualità circola, a fondamento dei pensieri e dei comportamenti, come se si trattasse di un accostamento alla pari. Una prospettiva foriera di un malinteso, come si è detto, se non pronta per un vero e proprio imbroglio, a uso di malintenzionati e malintenzionate, che non mancano mai tra gli esseri umani, non tanto quantitativamente, appunto, quanto qualitativamente.       

4 commenti:

  1. Tradotto in soldoni ( a usare una locuzione un po" trita); il numero delle pagine di in articolo fa aggio sulla apprezzabilità scientifica del medesimo...

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    1. Apollonio Discolo11/5/25 14:55

      Fosse solo ciò che dice, Lettore o Lettrice senza nome... Per continuare nel filone che Lei indica, il numero degli scritti esime dall'esame della loro qualità, per esempio. Col pretesto che tale numero sarebbe un criterio obiettivo (locuzione in cui è comicamente furbesco tanto il ricorrere del sostantivo, quanto quello dell'attributo, visto che non è né un criterio né obiettivo).
      E fuori del piccolo stagno, nessuna espressione culturale sfugge al sistema, come se non si sapesse, e ormai da più di un secolo, che l'evenienza di fenomeni di massa non è spesso, se non sempre un artefatto: un'opera che, cavalcando lo spirito del tempo, riesce a irreggimentarlo. Ci sarebbero stati i movimenti politici del Novecento, altrimenti? Ci sarebbero state le loro tragiche realizzazioni? Ma la falsa coscienza fa come se non fosse (mai stato) così e grida all'imbroglio quando il successo arride al nemico, mai ovviamente quando arride a se stessa. Né, creda ad Apollonio, ci sono rimedi. C'è solo da esserne consapevoli, vigili di se stessi, e da sorriderne fin quando si può.

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  2. In realtà mi limitavo a volare basso per tema, se no, di finire come Icaro...

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    1. Apollonio Discolo11/5/25 16:13

      Lodevole attitudine, gentile Lettore (il tropo autorizza a inferire). Apollonio, come sa, le spara invece grosse, talvolta. Difetto che discende dall'idea che, anche nella società liquida, "tout se tient" e che le pagine vacue cui si riferiva il Suo primo commento siano pertanto una indicativa sineddoche.

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