Un dì lontanissimo, chi impugnò un osso e osservò che esso rompeva un cranio in un attimo e molto meglio di come si potesse farlo a mani nude provò certamente uno stupefatto entusiasmo.
È ragionevole pensare che tale sentimento non fu diverso da quello di chi oggidì, felice o atterrito, poco importa, descrive le capacità della cosiddetta Intelligenza Artificiale nel compiere azioni che eccedono le consuete misure umane.
Azioni siffatte vengono perciò spacciate come oltre-umane e persino come sovrumane. In realtà sono solo umane in eccesso. Sono troppo umane. Tendono moralmente di conseguenza verso quel ridicolo che si intreccia inscindibilmente con la tragedia.
E anche se l'Intelligenza Artificiale, come si dice, presto comincerà ad andare veramente da sé (c'è chi dice lo faccia già), tutto ciò che farà sarà, soltanto ingigantito, ciò che è tipico, nel bene, del poco acume e, nel male, dalla tanta stupidità della specie. Sempre ammettendo che i due àmbiti siano veramente distinguibili (à suivre).
Perfettamente d'accordo
RispondiEliminaQuesta volta concordo con Apollonio
RispondiEliminaGrazie a tutto ciò che si va scrivendo a proposito della sullodata macchina, c'è da aspettarsi che presto essa produrrà il suo primo memoir, per poi inoltrarsi spudoratamente nelle sabbie mobili dell'autofiction.
RispondiEliminaVede, acuta Lettrice? Non c'è ordigno escogitato nella vicenda dell'umanità che non ponga finalmente un quesito. E tale quesito non è se la macchina sia umana, ma se l'essere umano sia una macchina. Quando un'Intelligenza Artificiale produrrà la sua prima memorialistica (ammesso non l'abbia già fatto), ci sarà da chiedersi con ancora maggiore fondatezza se tutte le memorialistiche precedenti non siano state eventualmente prodotte da macchine, all'epoca e ancora ingenuamente considerate come esseri umani.
EliminaNaturalmente, se la mettrie così.
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