3 ottobre 2017

Vocabol'aria (19): "Ultima spiaggia"

Erano alcuni anni che l'espressione "ultima spiaggia" non si faceva troppa luce nella comunicazione pubblica. La si vede oggi riapparire, in riferimento alla situazione politica europea, sulla copertina di un settimanale d'opinione un dì glorioso. Oggi, quel settimanale è passato a fare da pubblicazione d'accompagnamento del più venduto quotidiano nazionale. Pare perciò giunto, esso medesimo, alla sua ultima spiaggia.
Il tropo vale infatti come 'ultima possibilità di risolvere una situazione; estrema via di salvezza'. Così lo glossa il Battaglia, che ne individua l'origine nell'estensione metaforica del titolo della traduzione italiana di un romanzo del genere apocalittico comparso sul finire degli anni Cinquanta del secolo scorso: On the beach di Nevil Shute.
Le prime bombe atomiche della storia erano esplose solo un decennio prima e si temeva che presto ne esplodessero altre, in giro per il mondo. All'Australia, immaginata in quel libro, dopo la catastrofe, come area del pianeta ancora per poco esente dalla generale contaminazione nucleare, quel titolo assegnava un'immagine che evidentemente piacque molto al demi-monde culturale italiano e fu largamente adottata, divenendo così un luogo comune espressivo, nel Bel paese.
Il Battaglia non fa cenno (né gli se ne può fare colpa, per lampanti ragioni cronologiche) di un gustoso séguito della storia sociale italiana dell'espressione. Tra la fine del nono e l'inizio del decimo decennio del Novecento, con la caduta del Muro di Berlino come emblema, tale séguito fu effetto collaterale del precipitoso declinare di correnti ideologiche che avevano avuto grandissimo rilievo nella storia del Novecento e che, tra politica e cultura, si erano istituite come egemoniche nel ceto intellettuale italiano.
Forse con intenti scaramantici più che ironici, dalle parti di Capalbio, nell'estrema Maremma toscana, si battezzò infatti "L'ultima spiaggia" uno stabilimento balneare, con annessi servizi di ristorazione, che si pretese esclusivo e presso il quale, durante i mesi estivi, prese l'abitudine di raccogliersi ritualmente la crema di quel ceto, in sospetto d'essere appunto alla sua ultima spiaggia.
Con gli anni, "L'ultima spiaggia" nei pressi di Capalbio è stata ingoiata dal mare, per effetto dell'erosione costiera. E sembra così che, oltre al tempo, anche la natura si sia incaricata di sottolineare con feroce sarcasmo derive politiche e sociali di comparabile erosione. 
Anche con riferimento alla crisi europea cui s'è alluso in esordio, una spiaggia italiana qualsivoglia è frattanto diventata, per molte e molti, un'ultima spiaggia non solo metaforica, come è sotto gli occhi di ognuno. E, visto che di spiagge si tratta, in proposito si sentono da più parti evocare parafrasi di un indimenticabile "Li fermeremo sul bagnasciuga", lessicalmente innovativo, per dire così, quando fu proferito, visto che bagnasciuga vi fu adoperato al posto del più appropriato battigia.
La sortita fu in ogni caso esemplare ricorrenza di una vana spacconata e, mutatis mutandis, come tale oggi si ripresenta, perché, quando il mare avanza, anche l'ultima spiaggia finisce appunto per scomparire.