20 agosto 2017

Linguistica candida (46): Né filosofia né filologia


La lingua è il suolo di profondissima e misteriosa umanità sul quale, da gran tempo, hanno tirato su i loro edifici filosofia e filologia, con opportune lottizzazioni. Si è trattato e si tratta di una speculazione edilizia fiorente, cui non manca tra l'altro il merito di costruzioni mirabili. Essa gode in ogni caso di una millenaria e sempre vigente sanatoria.
La speculazione non è tuttavia fin qui riuscita a rendere irriconoscibile quel suolo e c'è da dubitare mai ci riesca. A dispetto di sbancamenti e d'altre modificazioni di superficie, la lingua determina strettamente ogni nuova costruzione, dal momento che senza essa, come senza suolo, ogni edificazione sarebbe impossibile.
Avventurarsi verso una conoscenza consapevole della lingua (conoscenza consapevole anzitutto d'essere radicalmente ipotetica) comporta quindi sapere di edilizia filosofica e filologica. Comporta tuttavia al tempo stesso una sospensione delle relative dottrine e delle loro attitudini speculative. Esse non rivelano la lingua nemmeno nei loro fondamenti. Al contrario, la coprono e vi affiorano al massimo le tecniche che, volte a specularvi al meglio, tuttavia non giungono mai a celarla compiutamente.
Così che solo malgrado filosofia e filologia a un tentativo di conoscenza consapevole della lingua può capitare di vantare qualche successo tanto precario quanto prezioso.

19 agosto 2017

Sommessi commenti sul Moderno (23): L'idraulico, alla fine dei tempi

Già negli anni Sessanta del secolo scorso, da un'anticipatrice specola nuovaiorchese, un profetico Woody Allen dettava, en philosophe: "Not only is there no God, but try getting a plumber on weekends".
Le cose hanno frattanto proceduto e, da anni, persino nella provincia estrema dell'impero di cui Apollonio continua a fare esperienza, un idraulico non lo si trova in nessun giorno della settimana. La prova dell'idraulico è cruciale: weekend è ormai sempre. Come guerra, per Mordo Nahum, testimone Primo Levi.
Escatologia di una civiltà impiegatizia che ha creato il weekend, identificandovisi, e ha disperso l'umanità delle arti: il fine-settimana è la sua degna fine dei tempi.

15 agosto 2017

Intolleranze (9): Riflessione

Un dì (quando c'era solo la stampa) si pubblicavano articoli, pezzi, elzeviri, si interveniva, si polemizzava, si discuteva. 
Oggi, ci si faccia caso, sulla stampa e sui suoi succedanei non compaiono che "riflessioni". "Esce oggi una mia riflessione...", "...ho riflettuto sul tema in...", "...ci ha inviato una sua riflessione in proposito...". 
Non c'è più nessuno che scriva e basta, nessuno che scriva, se si vuole, senza riflettere. Tra le persone di autentico talento, così usava una volta. Ci pensino un attimo i due lettori di Apollonio. Pier Paolo Pasolini che chiama un suo pezzo per il Corriere "la mia riflessione": lo vedono possibile? Suvvia! È una virtù perduta, lo scrivere irriflesso. E le sciocchezze (anche violente) che si leggono in quantità non sono effetto di assenza di riflessione ma del suo contrario: di un eccesso di riflessione.
Oggi, non c'è peraltro più nessuno che, quando scrive, non vuole dare a intendere di avere riflettuto. "Perché tieni a dirmelo?", verrebbe da chiedergli, "Temi forse che io sospetti tu non l'abbia fatto?"
Del resto, a rifletterci un momento, l'uso che dilaga non è che un riflesso. Le acque stagnanti di una temperie riflettente (più che riflessiva) rimandano indietro ai suoi protagonisti (di qualsiasi taglia essi siano) le loro immagini riflesse, motivo di compiacimento per il loro narcisismo.

14 agosto 2017

A frusto a frusto (114)





"Senza se e senza ma", capita sovente di sentir raccomandare. Ma, tolti i se e tolti i ma, cosa resta dell'umana libertà?