La speculazione non è tuttavia fin qui riuscita a rendere irriconoscibile quel suolo e c'è da dubitare mai ci riesca. A dispetto di sbancamenti e d'altre modificazioni di superficie, la lingua determina strettamente ogni nuova costruzione, dal momento che senza essa, come senza suolo, ogni edificazione sarebbe impossibile.
Avventurarsi verso una conoscenza consapevole della lingua (conoscenza consapevole anzitutto d'essere radicalmente ipotetica) comporta quindi sapere di edilizia filosofica e filologica. Comporta tuttavia al tempo stesso una sospensione delle relative dottrine e delle loro attitudini speculative. Esse non rivelano la lingua nemmeno nei loro fondamenti. Al contrario, la coprono e vi affiorano al massimo le tecniche che, volte a specularvi al meglio, tuttavia non giungono mai a celarla compiutamente.
Così che solo malgrado filosofia e filologia a un tentativo di conoscenza consapevole della lingua può capitare di vantare qualche successo tanto precario quanto prezioso.
La direi un'allegoria, a nodi di narrazione che si vogliono sfocati e di necessità: si resterebbe sommersi altrimenti da immensi compiti definitori, inassolvibili qui. Ed è grosso modo spontaneo associare l'allegoria a posizioni tenute a forza a margine, magari solo perché ad accoglierle si imporrebbero grosse risistemazioni e scomodi ricominiciamenti. Per quanto si dica da Apollonio e con fondamento, di non poter ragionevolmente sperare, pure pressoché costantemente simili posizioni sono infine venute in pieno centro ed almeno in qualche misura vincenti. Tener bandiera e schieramento in casi simili è dovuto.
RispondiEliminaCompiti inassolvibili forse non solo qui, solidale Lettore. Donde la ragionevole necessità dell'allegoria.
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