"Ho capito, quando sono arrivato a Flagstaff, che avevo scelto il posto giusto non perché sono presuntuoso, ma solo perché ero stato fortunato e il sesto senso ha una ragione d'essere. E la fortuna in quel momento era duplice. Aver trovato il posto ed esserci. Da quel momento in poi è stato tutto un delirio di cose da vedere. Posti meno codificati ma lancinanti come dolori intercostali. Bryce Canyon, Marble Canyon, l'Horseshoe Bend, Monument Valley, Arches Park. E l'Antelope Canyon, un luogo indescrivibile da lasciare il campo a due semplici alternative: all'Antelope Canyon o ci sei stato o non ci sei stato".
Giorgio Faletti, "Il destino dei visi pallidi", sulla prima pagina del supplemento culturale domenicale del Sole 24 Ore dell'otto ottobre 2006 (n. 272).
Ancora, quantificabile: "L'Arizona era in quel momento un angolo della terra che per quelli della mia età aveva il senso di un pellegrinaggio. Forse più nella memoria che non in un luogo geograficamente quantificabile".
Approccio: "Avevo avuto un approccio cartografico, prima della partenza... Su per la strada che saliva verso una strana città che si chiama Sedona, ho avuto il mio primo approccio a una strada che attraversa i canyon e le foreste...".
Devastante e sconfessare: "L'arrivo al Grand Canyon è stato devastante. Non ci sono foto, non ci sono filmati, non ci sono idee che non vengano sconfessati dalla realtà".
Arrivare: "E qui è arrivata la malinconia. Ho capito la bellezza di quella terra e ho iniziato a guardarla con gli occhi di uno dei vecchi proprietari, un indiano di non importa quale tribù... E qui è arrivata un'intuizione che ha cambiato il corso delle cose. Leggendo un libro di storia, sono venuto a conoscenza di un piccolo dettaglio...".
Il domenicale del Sole migliore del leggendario Drive in? Il personaggio Faletti caricatura linguistica più efficace dell'amatissimo Vito Catozzo? Non so: propenderei per una risposta positiva, ma giudichi il lettore: "Perché io so' Vito Catozzo, un vero macchio! Io tratto le donne come tratto i delinquenti! Ci ho mia moglie Derelitta che ha un rapporto peso-potenza 1:1. 140 chili, 1 metro e 40... Pure la dieta mi va a fare, mondo cano: mi diventa 110 chili... Ci ho detto: «Derelitta, se volevo un'indossatrice la sposavo, maiala la mandria con tutti i mandriani!»... A mia moglie Derelitta ci ho fatto sette figli in 6 anni... e prendeva la pillola! Sei figlie femmine mi ha dato prima di avere il maschio: Crocefissa, Derelitta jr, Addolorata, Immacolata, Selvaggia e Deborah, tutte come la madre... e poi è nato Oronzo, che io, mondo cano, l'ho chiamato Oronzo Adriano Celentano Catozzo, non per spregio a Little Tony, ma Adriano è sempre dentro il cuore, mondo cano!... Che se io saprei che mio figlio mi diventerebbe un orecchione, vivo glielo faccio mangiare il ritratto di Dorian Gray!".