Ai due lettori di Apollonio non sono certo necessarie rassicurazioni. E nemmeno raccomandazioni o fervorini. Solo un paio di motti, allora, come testimonianza di esistenza in vita. Del resto, capitasse, non si dice il mondo, ma nemmeno la piccola Citera dei suoi affetti ne soffrirebbe da non potere più procedere. Ben che gli andasse, nella sua isola incantata, il dolore sarebbe solo quel po' che a tutti e a tutte è capitato, capita, sempre capiterà di provare, quando persone cui si vuol bene vanno via. Fuori di Citera, morto un Apollonio, se ne farebbe un altro. E ove non lo si facesse, pazienza.
Come funzione e al di là della persona, Apollonio non è certo continuo. Forse è intermittente. E non può nemmeno essere computato tra i beni e i servizi essenziali e indispensabili. Che il Cielo guardi lui - come del resto dovrebbe guardare ciascuno - dal ridursi in quello stato. Superfluo, invece, disutile, voluttuario, ridondante.
Sopra ciò che sta accadendo, Apollonio non ha inoltre niente da dire. In molti, non la pensano evidentemente così e tutte le filiere produttive delle discipline morali, delle semi-morali e delle materiali lavorano a ritmi forsennati, gettando sul mercato delle idee (ma delle idee?) un profluvio di roba, in vendita un tanto al chilo.
Il numero di sfaccendati e sfaccendate è cresciuto in modo spropositato, come si sa. Addirittura, per decreto. Come non attendersi conseguenze?
Predicatori, salvatori di corpi e di anime, esperti di tutte le discipline, mestatori nel torbido, esaltati di complemento e in servizio permanente effettivo, poeti laureati o solo diplomati (ma, nello specifico, pare, più poetesse che poeti), cantori dolenti o euforici della fine del mondo e/o della correlata palingenesi, gente in coda davanti ai supermercati, semplici passanti con certificazione, epidemiologi, virologi, infettivologi, tuttologi nichilisti e nichilisti olistici, giornalisti, donne alfa e maschi beta, tenori da balcone e soprani condominiali, agitatori politici e politici della domenica inopinatamente estesisi anche ai giorni feriali, sventolatori di vessilli nazionali e portatori di mascherine d'importazione, maschere tragiche e attori comici, tutti insieme, tutti parlandosi addosso, in un'assordante cacofonia di voci, fanno un chiasso d'inferno.
E tutti a sproloquiare di un'uscita dai cardini (ove cardini il mondo abbia mai avuto, per girare) che, se va bene, saranno gli storici (ma la storia, come rigorosa disciplina filologica, avrà un futuro?) a potere un giorno tentare di chiarire, con uno sguardo freddo e da lontano, nei suoi prodromi, nella sua evenienza, nelle sue conseguenze.
Lo faranno, gli storici, tra molti decenni, tra un secolo, forse. Così che non toccherà mai saperne di più a questo frastornato Apollonio che proprio non sa cosa sia successo. E persino se è successo qualcosa: che sia solo chiasso? Ammesso e non concesso, ovviamente, che scampi da questo turno della periodica selezione.