Ci sono state epoche, che sono state dette bigotte, e luoghi, che sono stati considerati asfittici, in cui per ascoltare chi diceva come ci si dovesse comportare bisognava andare in chiesa.
Adesso, in qualsiasi luogo, basta esporsi, come destinatario o come destinataria, a qualsivoglia forma di comunicazione: privata e pubblica, scritta e orale, digitale e analogica, artistica e no.
Dappertutto, c'è la certezza di incappare in chi detta precetti e lancia anatemi, prescrive e stigmatizza, s'indigna e grida allo scandalo, giudica e manda.
La predica morale, con le connesse deprecazioni, è il genere che caratterizza la temperie ed è tale sua corriva volgarità a dire che le sue innumerevoli evenienze non possono avere il solo tratto che le riscatterebbe, come del resto ha fatto in altri momenti: una rigorosa qualità letteraria.
Si può anche predicare bene, infatti, ma per farlo niente è più superfluo di nutrire buoni sentimenti e migliori intenzioni.
Insomma, ennesima sineddoche del suo ridicolo fallimento morale, il Moderno ha fatto maldestramente deserto delle belle chiese per liquefarsi, graveolente, in un tempo in cui chiesa, e chiesa qualunque è ovunque.