Da qualche tempo, ci si faccia caso, tra morti freschi (di cui certamente dispiace) e morti stagionati (e qui il dispiacere si stempra), non c'è anno, mese, settimana, giorno che non faccia da occasione per una commemorazione. Spesso per più d'una.
Così, pescando a casaccio fra i trapassati letterati e limitandosi alle ricorrenze annuali, nel 2021, tra gli altri, fu la volta dei duecento anni dalla nascita di Gustave Flaubert, dei settecento anni dalla morte di Dante e dei cento dalla nascita di Leonardo Sciascia. Nel 2022, cento anni dalla morte di Giovanni Verga e dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, Beppe Fenoglio e Jack Kerouac. L'anno cominciato da poco, cento cinquanta anni dalla morte di Alessandro Manzoni, cinquanta da quella di Carlo Emilio Gadda, cento dalla nascita di Italo Calvino.
La cultura (come definirla altrimenti?) ultra-moderna o, se si preferisce e senza giudizio morale, la cultura della modernità per eccesso di maturazione marcita o putrefatta ha un pantheon pesantemente sovraffollato. Tale è del resto ogni altro istituto materiale e morale della temperie: di tutto, troppo.
Aggravano l'impressione di un parossismo l'inclinazione sentimentale all'enfasi e alla spropositata celebrazione e, in correlazione, l'ideologia bottegaia che, con l'eterna scusa dell'elevazione morale, spinge a montare fiere e festeggiamenti di santi patroni e di sante patrone.
Ammantandosi delle migliori intenzioni, chi ne cura l'organizzazione spera che, andando a spasso tra le bancarelle, sfaccendati e sfaccendate si lascino andare all'acquisto della paccottiglia prodotta ed esposta per l'occasione.
Si è sicuri, per esempio, che grufolare nella corrispondenza privata, si ponga, del povero Italo Calvino (come si è già fatto e pare si continuerà a fare), alimentando così gazzette culturali e simili, sia comportamento molto differente dal profanare tombe di presunte vergini e supposti martiri, traendone molari, malleoli e occipiti da esporre nelle teche degli altari? Fatta la tara di pur molto diverse scale temporali, non potrebbe trattarsi in ambedue i casi di commercio di reliquie?
Di reliquie, non c'è epoca che non abbia le sue e sono comici o malandrini coloro che
pensano simili pratiche tipiche del passato: la natura morale o, se si
preferisce, la morale naturale degli esseri umani non passa. Passano,
questo sì e rapidamente, oggi rapidissimamente, i fenomeni attraverso i quali essa si fa
palese.