Presso un prestigioso ateneo romano, è stato ed è all'opera un Laboratorio Calvino fecondo di iniziative, in questo anno centenario dalla nascita dello scrittore.
Nell'epoca della comunicazione, nemmeno la Sagra della zucchina bollita di Pratofiorito può fare a meno di costituirsi come brand. E non c'è brand che possa rinunciare a una "identità visiva": tutta l'attività di comunicazione ne va infatti contraddistinta, per essere riconoscibile, per esserne appunto marchiata.
Il menzionato Laboratorio ha così opportunamente curato di avere un'identità visiva e l'ha commissionata a un reputato studio professionale. Lo dichiarano i materiali prodotti: si tratta di uno studio che pare abbia nel lettering la sua specializzazione.
Il menzionato Laboratorio ha così opportunamente curato di avere un'identità visiva e l'ha commissionata a un reputato studio professionale. Lo dichiarano i materiali prodotti: si tratta di uno studio che pare abbia nel lettering la sua specializzazione.
Nei materiali in questione, l'elemento qualificante dell'identità visiva del committente è dunque il nome dello scrittore cui sono consacrate le celebrazioni. Esso è posto sempre in modo da risultare saliente. Lo fa nella foggia qui riprodotta alla buona e come si può (anche per tema che farlo diversamente non si possa, senza esserne autorizzati), in modo bastevole tuttavia al presente scopo:
italocalvino
C'è in tale foggia un lampante e ricercato contrasto tra marcatezza e non-marcatezza. Il marcato è in rosso; il non-marcato non lo è. Attenzione: diversamente da quanto si è qui riusciti a riprodurre, nell'elaborazione grafica originale il punto sopra la prima i non è in rosso e il dettaglio, minuscolo, non va trascurato. Ma si proceda. Il marcato occupa le posizioni iniziali e finali e la cesura tra nome di battesimo e nome di famiglia, quindi una posizione finale secondaria; il non-marcato occupa il resto. Il marcato è fatto solo di lettere di elementi vocalici; il non-marcato di quelle tanto di elementi vocalici, quanto di elementi consonantici. Una serie di opposizioni che, per via di salienza, fanno appunto in modo che da italocalvino emerga, come cifra, un 100. È la trovata. Accanto, al di là o al di sotto del ricercato 100, occhieggia tuttavia un ulteriore signe.
Come per la cifra 100, si badi bene, la sequenza italocalvino non ha nulla che giustifichi specificamente che vi si legga altro, ma a marcare le lettere di certe vocali e non di altre o delle consonanti ne emerge anche la sequenza di un pronome di prima persona proferito in modo insistito e perentorio, come capita, per esempio, quando se ne fa una rivendicazione: ioo. Un pronome di prima persona: "il più lurido di tutti i pronomi", nelle parole di Carlo Emilio Gadda.
È difficile immaginare che a tale exploit (etimologicamente, 'esplicito') sia mancata, nascosta dalla banalità del centenario, una Meinung, un'intenzione di significare, per dirla da una prospettiva fenomenologica, qui molto opportuna. Ciò non significa che, per precauzione analitica, ci si possa dire certi che a tale Meinung abbia corrisposto una consapevolezza. Che cioè tanto nel reputato studio che ha realizzato la foggia in questione, tanto nel think tank committente si sapesse da un lato cosa si stava facendo, dall'altro cosa si stava acquistando come identità visiva.
Sarebbe però divertente conoscere il pensiero del redivivo Calvino sopra chi trae visivamente dal suo nome una cifra (stilistica?) in cui occhieggia il chiaro vestigio di quel pronome di prima persona di cui, in vita, disse più volte di avere anche lui come scrittore (come persona, non si sa) una qualche ripugnanza. Un pronome e una funzione di cui affermò talvolta fosse il caso (o l'obbligo) di abdicare senza titubanze o remore, nel lavoro letterario.
Ma forse si rivela proprio in questo minuscolo dettaglio la ratio complessiva, se non di tutte, di molte operazioni messe in moto con l'anno centenario che si sta vivendo. E ciò che qui si è osservato è appunto un sintomo, oltre che un segno.
Se pure in maniera diversa da Pier Paolo Pasolini e da Leonardo Sciascia, anche Italo Calvino, con la sua straniante familiarità, è stato ed è ancora una figura perturbante, per chi prova a intenderlo.
La memoria dello scrittore provoca probabilmente sentimenti contrastanti nel profondo di coloro che oggi impersonano la cultura nazionale nella sua ufficialità. O che aspirano e si candidano a farlo, grazie alla ribalta istituzionale offerta dalle cerimonie della sua imbalsamazione.
Un contesto insomma favorevole a quella perdita di controllo dell'espressione che, per via di un'ambiguità nella rielaborazione grafica del suo stesso nome, apre così una sorta di squarcio tra le bende della mummia del celebrato.